Un futuro giapponese per l’economia inglese

L'economia inglese rischia un triple dip, un tuffo triplo. E anche se questo grave scenario non si materializzasse, è comunque condannata a procedere a zig zag, rimbalzando sul fondale. Parola del Governatore della Banca d'Inghilterra, Mervyn King, che ieri nel consueto rapporto trimestrale sull'inflazione ha forse emesso il verdetto più cupo dal 1997, da quando cioè il Governatore della Banca Centrale fa il punto in pubblico sull'andamento dell'economia. La situazione non è per niente rosea: le stime di crescita per l'anno prossimo sono state dimezzate dal 2% all'1%. La Banca prevede che il pil non tornerà al livello del 2008 prima del 2015. Il che vuol dire che potrebbe essere anche peggio dato che le previsioni a due anni sono un poco come le previsioni del tempo per la settimana successiva: nessuno sa dire con certezza. Basta guardare alle previsioni stesse della Banca: due anni fa aveva detto che alla fine del 2011 l'economia sarebbe tornata a pari col 2008. Lo scorso anno ha corretto il tiro dicendo che sarebbe avvenuto e metà dell'anno prossimo. L'inflazione intanto non dà segni di cedimento e i redditi reali delle famiglie inglesi continano a erodersi. L'unica nota positiva viene dal fronte occupazionale, dato che la disoccupazione è scesa di 49mila unità a 2,51 milioni, pari al 7,8% della forza lavoro. Il calo riguarda quasi esclusivamente i giovani, il che è un'altra buona notizia. Ma gli economisti dicono che i disoccupati a lungo termine aumentano, notano i primi segnali di cedimento della forza lavoro e comunque una buona parte dei nuovi posti di lavoro sono con contratti part time. Intanto ferve il dibattito tra quelli che sostengono che l'austerità sta uccidendo la ripresa e chi sostiene che siamo in un'economia zombie, alla giapponese, tenuta in vita da forti iniezioni di carta stampata che non permette alle aziende deboli di finire con le spalle al muro e permettere al sistema di rivitalizzarsi. Secondo costoro è quanto sta succedendo al Giappone da 23 anni, dai tempi dello scoppio della bolla borsistica e immobiliare del 1989/1990.

  • Limatolalorenzoaniel |

    Ottima politica di governo del cambiamento.
    L’alternativa sarebbe mettere spalle al muro il popolo e la civiltà della tolleranza e solidarietà raggiunta dall’Europa. Effettivamente senza dei fattori correttivi di aggiustamento dei dumping sociali ad opera degli schiavisti del mondo che fanno concorrenza manifatturiera sleale, perchè diversi sono le legislazioni e svalutazioni che impattano sui prezzi alla produzione, l’alternativa si avvicina alla macelleria dell’attività manifatturiera nazionale. E se non lavoriamo come facciamo gettito? e poi perchè se qui è vietato non dare determinate tutele al lavoratore e all’ambiente (il nucleare in Francia?) posso comunque acquistare beni che ne hanno sfruttato il vantaggio competitivo senza pagarne lo scotto attraverso un quid compensativo per l’elusione legislativa praticata?
    Dovreste sollevare il tema della reciprocità delle variabili di competitività tra Paesi diversi e nella stessa UE. Per non parlare del principio che a parità di moneta mi conviene produrre nei Paesi + competitivi….e quindi l’euro per noi è già stato un suicidio.

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