Il 3 maggio la cittadinanza di Londra, ossia tutti i residenti che ivi pagano le tasse, voterà per il nuovo sindaco. Comunque vada, il prossimo primo cittadino non sarà per nulla nuovo dato che a vincere sarà o quello in carica, il biondo conservatore Boris Johnson, o l'attempato laburista Ken Livingstone. Se Johnson vincerà otterrà un secondo mandato. Se vincerà Ken il Rosso, come viene anche chiamato, spunterà addirittura una terza nomina dato che aveva ottenuto due mandati consecutivi tra il 2000 e il 2008. Come mai una città dinamica come Londra, una città di giovani e cosmopolita, dato che un cittadino su tre è nato all'estero, non riesce a riproporre nient'altro che una zuppa riscaldata? Una prima spiegazione sta nel fatto che finora il sindaco della capitale è stato un politico anomalo che si è trovato a viaggiare su un altro binario. A differenza del francese Jacques Chirac che dal trampolino di sindaco di Parigi ha scalato tutti i gradini del potere fino a diventare presidente della Repubblica, o dello stesso Mario Cuomo che se avesse voluto avrebbe avuto qualche chance alle presidenziali Usa, i nostri due candidati sono personaggi anomali che difficilmente potrebbero entrare nell'arena politica nazionale. Livingstone, nettamente di sinistra vecchio stampo, è convinto che soltanto con forti spese Londra può mantenere coesione sociale. Durante il suo mandato, Ken il Rosso ha saputo però provare di essere più sfumato e ingegnoso di quanto non apparisse, inventando la congestion charge per il traffico del centro e allentando i permessi di costruzione al punto da dare la stura alla maggiore ondata di grattacieli dal dopoguerra a oggi. Boris, assai più di destra di molti colleghi tory, ha saputo controbilanciare abilmente la propria posizione politica con una contagiosa simpatia e alcune trovate come il rilancio del ciclismo pubblico grazie alle ormai note Boris bikes. Sul fondo però è arrivato all'appuntamento della bici pubblica molto dopo città come Parigi o Milano. Altre misure, come la riduzione dell'area coperta dalla congestion charge, i tagli alle spese di rappresentanza, il ritorno del bus a due piani a detrimento di quelli lunghi e snodati che effettivamente hanno causato vari incidenti che hanno coinvolto ciclisti sono state più scelte prudenti di ritorno al passato che novità. Le proposte future dei due candidati convergono peraltro con soluzioni poco diverse su temi identici, ossia il rafforzamento dell'ordine pubblico con una maggiore presenza dei poliziotti e la lotta al crimine giovanile, più facilitazioni all'edilizia popolare e una fluidificazione dei trasporti. Livingstone vira a destra astenendosi da ingrandire nuovamente la zona della congestion charge che Boris ha ridotto si asterrà anche di tassare i Suv. Promette però di tagliare le tariffe dei trasporti del 7%. Boris, che non vuole spendere giocherà sull'effetto dei bus a due piani, introducendone altri 600, fornirà ulteriori facilitazioni alle bici oltre a introdurre metrò senza conducenti per tagliare i costi. Promettendo peraltro di investire 221 milioni per rilanciare le zone commerciali, mentre Ken punta sull'apprendistato giovanile. Boris va a sinistra Ken un poco a destra. In questo deserto di idee forti, anche perché non ci sono soldi per fare granché, gioca a questo punto la politica delle personalità e della reputazione. E su questo fronte Ken é parso più in difficoltà del rivale in carica quando è emerso che in passato non aveva pagato tutte le sue tasse, che ha fatto uso di servizi sanitari privati o che si è messo a piangere davanti a un filmato di londinesi che lo sostenevano che sono risultati poi essere comparse di uno spot pubblicitario a suo favore. Magra figura che credo gli costerà il terzo mandato. E permetterà al rivale di vincere ai punti. Lontani i tempi in cui il sindaco di Londra era un personaggio che attraeva la curiosità dei cugini Europei.
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