La tumultuosa avanzata degli Italiani a Londra

Quando il sindaco di Londra, Boris Johnson, dedica una serata agli esponenti di spicco della comunità italiana a Londra, significa che i nostri connazionali sono diventati una realtà con cui fare i conti. In vista delle elezioni del primo cittadino il prossimo 3 maggio i due maggiori pretendenti, Ken Livingstone e Boris Johnson, stanno conducendo una campagna elettorale senza esclusione di colpi. Nulla deve restare intentato. Non a caso Johnson ha incontrato un centinaio di esponenti illustri della nostra comunità a una cena che si è svolta all'Istituto Italiano di Cultura alcuni giorni fa.  Istrione come sempre, il sindaco in carica, oltre a perorare la bontà della propria causa rispetto a quella del rivale, ha saputo simpatizzare con gli astanti toccando i tasti giusti: non solo ricordando le sue frequentazioni di italiani in gioventù, ma anche sfoderando i propri studi classici. "Se non fosse stato per l'iniziativa di un gruppo di avventurosi della vostra penisola nel 43 dc, sotto l'Imperatore Claudio, questa città non avrebbe mai visto la luce" ha detto. Si è spinto peraltro nella riconoscente adulazione al punto da ricordare che la nascente colonia romana venne rasa al suolo dopo 17 anni da Budicca, regina degli Iceni, una tribù autoctona di inglesi. Fondata da stranieri e distrutta dagli indigeni, Londra ha avuto il gene cosmopolita fin dagli albori. Solo a Londra e in poche altre metropoli multietniche come New York un sindaco fa peraltro campagna prendendo di mira le grandi minoranze. E la nostra è senz'altro una di quelle che contano di più. Secondo dati recenti (e prudenziali) del Consolato italiano a Londra gli Italiani di passaporto (anche doppio) presenti in Inghilterra (in particolare al centro-Sud, comprendendo la grande comunità di Bradford) sono circa 200mila. A cui si aggiungono oltre 30 mila in Scozia. Del totale, oltre 100mila stanno a Londra. Una città italiana grande come Trento è contenuta nella capitale britannica. Di questi compatrioti, la metà è arrivata in 150 anni, tra il XIX secolo e gli anni '70. Una prima ondata di artigiani e piccoli commercianti è giunta dal Nord e Centro Italia tra l'Ottocento e la seconda Guerra mondiale. Un'altra, composta da braccianti, muratori e operai è giunta in massima parte dal Sud tra il dopoguerra fino a fine anni Sessanta. L'ondata che interessa di più il nostro sindaco è però l'ultima, massiccia, dei 50mila che sono giunti negli ultimi 30 anni. Sono professionisti  (finanza, accademia, medici, studi legali) o imprenditori (ristorazione, design, moda, e commercio) che sono stati attratti da un'economia in piena espansione durante gli anni del boom. Dopo lo scoppio della bolla finanziaria alcuni sono usciti di scena, abbandonando la City. Ma sono stati subito rimpiazzati da almeno un paio di migliaia di italiani benestanti che, complice prima la flessione della sterlina e poi la crisi di Eurolandia, hanno deciso di comprarsi una casa nella capitale per fare un investimento sicuro. Costoro sono in massima parte non residenti e abitano casa loro come un luogo di vacanza. Sono tutti finiti in gregge tra Chelsea e South Kensington, i quartieri che gli italiani considerano il centro di Londra, anche perché una via come Kings Road, con la fila sterminata di negozi, si presta a replicare lo struscio nostrano. E' una categoria ancora acerba, a cavallo tra il turista e l'abitante. Non voterà dunque alle amministrative per il sindaco come gli altri, da tempo stabiliti, ma è un nuovo sedimento di connazionali che viene coccolato, in particolare in veste di consumatori, se si pensa soltanto a quanto hanno speso per arredare tutte le nuove case. C'è infine un'ultima categoria, un esercito che si ingrossa sempre più, composto da studenti. Una volta erano solo universitari che venivano a specializzarsi con un master o un Phd. Ora vengono sempre più a fare l'Università dal primo anno o a diplomarsi, complice il ristagno di idee, buone scuole e posti di lavoro nel nostro Paese. Ma anche questa legione rischia, almeno in parte, di finire disadattata. Il mercato del lavoro londinese, per quanto generoso, inizia infatti a prosciugarsi a causa della grave recessione in corso che tra la fine dello scorso anno e l'inizio di quello in corso sembra attraversare la fase più acuta. A noi interessa comunque guardare al presente. E a oggi, l'idillio tra gli italiani e Londra continua imperturbato. Gli italiani nella capitale si moltiplicano: cambiano i fattori ma il risultato non cambia…   

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