E’ finita la pacchia del mattone inglese?

Chi ha investito in case in Gran Bretagna negli ultimi vent'anni ha fatto l'affare della propria vita. Chi ha investito nel centro e semicentro di Londra in particolare è stato addirittura miracolato, dato che, tra la metà degli anni '90 e oggi, ha visto il proprio patrimonio immobiliare raddoppiare nella peggiore delle ipotesi e triplicare nella migliore. Malgrado la terribile recessione del 2008-10 il mercato immobiliare peraltro ha  retto il colpo rispetto ad altri Paesi come Usa e Spagna ed è parso sfidare la legge di gravità. Al punto che, negli ultimi tre anni, complice la sterlina rasoterra e un rendimento degli affitti superiore al 5% del valore della casa, numerosi stranieri, tra cui uno sciame di italiani, hanno pesantemente investito nella capitale britannica. Il rischio per costoro è che ora dovranno aspettare qualche anno prima di vedere un ritorno sul loro investimento.


 La tanto paventata "legnata" sul mattone britannico sarebbe infatti in arrivo. Il motivo è che i tagli alla spesa pubblica voluti da questo Governo, con il conseguente aumento della disoccupazione tra impiegati statali, il rischio di inflazione, con l'inevitabile ritocco al rialzo dei tassi e dunque degli interessi sui mutui, potrebbero portare a un netto declino del mercato immobiliare. Questo, dopo una mazzolata tra il 2008 e 2009, si è ripreso notevolmente da metà 2009, recuperando oltre il 50% del terreno perduto e ritornando in certe aree di Londra a un soffio dai record toccati nel 2007.  Mediamente, dunque, tenendo conto della recessione,  finora i prezzi hanno retto e restano comunque del 20% al di sopra della media storica. Il rischio, oggi, è che questa correzione al ribasso possa arrivare in qualsiasi momento. Quanto morbida e lenta o brusca e rapida essa dipenderà dall'andamento generale dell'economia. E' un fatto che ormai da circa sei mesi i prezzi degli immobili stanno calando e non trovano più il supporto di una volta. Anche al centro di Londra, dove gli stranieri hanno fatto da puntello al declino dei prezzi durante la recessione, ci sono segni di cedimento. Quanto netto sarà il calo è difficile dire, dato che la capitale sta dando da qualche tempo segni di ripresa economica molto più evidenti di altre aree del Paese, come il Nord-Est, che dipende assai dagli impieghi statali creati dai laburisti ed ora è la regione destinata a soffrire maggiormente. Peraltro, ciò che intriga gli economisti è dove stabilire il "tipping point" ossia il punto oltre al quale un moderato declino rischia di trasformarsi in un crollo. Se i tassi iniziassero a salire per arginare un'inflazione che inizia a rivelarsi fuori controllo, quanti punti percentuali basterebbero per rendere insolventi centinaia di migliaia di sottoscrittori di mutui, incapaci di ripagare quelle poche centinaia di sterline al mese in più che il rincaro del  danaro comporterebbe per chi ha sottoscritto prestiti ipotecari a tasso variabile?  Per sballare i conti delle famiglie inglesi basterebbe un aumento dei tassi dello 0,25% rispetto allo 0,5% attuale a quota 0,75% o un salto di mezzo punto per toccare il punto percentuale? Da notare che, malgardo i tassi rasoterra, ormai la maggioranza dei prestiti a tasso fisso tra 3 e 5 anni di durata si muove tra il 4 e il 5%. E il tasso variabile, in vista degli aumenti probabili dei tassi è stato già ritoccato da colossi come Halifax al 3,99%. Più soldi divorati dai mutui delle case e meno soldi diretti ai consumi uguale economia anemica. Peraltro con l'Iva salita dal 17,5% al 20% da gennaio la domanda al consumo difficilmente fiorirà, almeno per quest'anno. E l'aumento reale delle aliquote fiscali per le classi medie, con redditi attorno alle 40 mila sterline rischia di fare il resto, soffocando la ripresa sul nascere. Forse non sarà tutto così drammatico come molti dipingono e la Gran Bretagna riuscirà a sorprendere come già ha fatto in passato. Ma una cosa pare certa: per il mercato immobiliare britannico il 2011 si preannuncia come un anno gramo.