La City al gioco dell’oca della regolamentazione

Ocabazoka  La regolamentazione finanziaria britannica, decantata fino a un paio di anni fa come un modello di avanguardia, assomiglia sempre più a un grande gioco dell'oca: un sacco di iniziative e passi in avanti salvo poi tornare al punto di partenza. La decisione del nuovo Governo Con-Lib guidato da David Cameron di passare la supervisione delle banche alla Banca d'Inghilterra e contestualmente di smontare e cancellare la Fsa va in questa "direzione" e la dice lunga sullo stato di disorientamento intellettuale in cui vive il mondo della finanza e chi dovrebbe essere preposto a regolarlo. La Fsa, secondo Gordon Brown, doveva infatti essere la risposta definitiva ad anni di insuccessi nella supervisione da parte della Banca d'Inghilterra dopo gli scandali BCCI e Barings. Ma il carrozzone da 3mila dipendenti creato dal Governo laburista, votato all'onniscienza e all'onnipotenza e destinato a regolare ogni branca della finanza, dalle banche alle assicurazioni, passando per la protezione dei consumatori, si è mostrato elefantiaco e distratto, incapace di capire le carenze strutturali che si andavano accumulando nel sistema finanziario della City fino a culminare  nel crack di Northern Rock.


Da corrispondente da Londra de Il Sole 24 Ore, nel 1997 ebbi il privilegio di intervistare l'allora Governatore della Banca d'Inghilterra, Eddie George (recentemente scomparso) che ,con amarezza velata da tutta la discrezione del caso, esprimeva dubbi sulla bontà della decisione di togliere la supervisione delle banche all'Istituto centrale. Il motivo era semplice: la banca centrale aveva tutti gli elementi per valutare sia dal punto di vista sistemico sia del singolo istituto le situazioni a rischio. Come mai allora non era riuscita ad arginare crack come quello di Baring o BCCI? Il motivo, a mio avviso, stava nel fatto che nella divisione sorveglianza della Old Lady, come la chiamano gli inglesi, aveva poche risorse, solo qualche centinaio di persone ed era costretta ad appaltare molti lavori all'esterno. Ciò era in netto contrasto per fare un esempio, con la nostra Banca d'Italia che ai tempi aveva dieci volte tanto personale a guardia di un sistema finanziario molto meno internazionale e complesso di quello della City. Il Governo Blair, preso dalla foga del fare e affascinato da piani grandiosi, in linea con la megalomania dell'allora Cancelliere dello Scacchiere Brown, decise di creare un congegno che avrebbe trovato una soluzione per tutto. In via transitoria per dare vita al nucleo di sorveglianza venne spostato di peso tutto il personale della divisione della Bank of England allora guidato da Michael Foot. Proprio come oggi, per garantire la nuova transizione viene rispedito alla Bank of England lo stesso personale, arricchito e corretto e guidato da Hector Sants, che della Fsa è Ceo. Da buone fonti ad alto livello con cui sono in contatto dentro all'ente regolamentare britannico apprendo peraltro che, a parte il timore di perdere il lavoro, nessuno oggi sta facendo grandi resistenze né combattendo una battaglia di principio intellettuale per resistere al nuovo passaggio di consegne. Segno che buona parte degli stessi interessati ammette il fallimento della missione di sorveglianza dell'ente di vigilanza dei mercati finanziari. A pensarci bene questa ammissione di sconfitta senza neppure un timido tentativo di difesa mi pare un fatto enorme che la dice tutta sul fallimento della Fsa. Difatti, dopo i primi giorni di timide reazioni all'annuncio, oggi nessuno pare farci più caso. E' già un morti che cammina in attesa di sepoltura.