Gran Bretagna: da paradiso a inferno fiscale?

Taxsqueeze Dopo avere attratto stranieri e super-ricchi da ogni parte del mondo, in virtù di un mercato del lavoro e dei capitali agile e flessibile e, specialmente, grazie a un sistema fiscale estremamente competitivo, la Gran Bretagna si sta trasformando sempre più in una trappola per chi era giunto nel Paese con l'idea di vedere riconosciuto non solo il merito ma di poter godere dei frutti del proprio lavoro in virtù di una tassazione relativamente leggera e, soprattutto, equa. Per quanto il deficit pubblico per l'esercizio in corso si stia rivelando sensibilmente inferiore ai 178 miliardi di sterline previsti inizialmente, la nuova stima di 167 miliardi pari al 12% del pil, fa sempre tremare i polsi e, inevitabilmente, dovrà essere ripianata in tempi rapidi se il Paese vuole evitare una crisi di sfiducia dei mercati internazionali che potrebbe trascinare il valore della sterlina a nuovi minimi. Molti grandi hedge funds stanno peraltro scommettendo su ulteriori ribassi della divisa britannica nei prossimi mesi.


Lo stesso cancelliere dello Scacchiere, (ministro del Tesoro) Alastair Darling lo ha peraltro messo in chiaro senza mezzi termini: da quando è partita la recessione, a metà del 2008, il 5% più benestante della popolazione ha dovuto sostenere il 60% dell'aumento delle imposte. A partire dai banchieri che, nell'anno fiscale in corso, sono stati scremati di 2 miliardi di sterline, in virtù della tassa una tantum sui bonus. Dal nuovo anno fiscale che inizierà il 5 aprile, come Darling aveva già preannunciato, l'aliquota massima salirà dall'attuale 40% al 50% sui redditi superiori alle 150mila sterline annue. I redditi tra le 100mila e le 150mila sterline saranno in particolare i più colpiti perchè fruiranno di minori crediti d'imposta che in passato. Dal 2011 la National Insurance, equivalente della nostra Inps, salirà di un punto. Le tasse su alcol e benzina sono state aumentate. Una nuova aliquota del 5% è stata introdotta sulla tassa di registro per le transazioni immobiliari superiori al milione di sterline. La franchigia sulla tassa di successione (che in Gran Bretagna è ben del 40%), preannunciata nello scorso budget in aumento per l'esercizio fiscale entrante da 325mila a 350mila sterline, è stata invece congelata fino al 2014. Insomma, i professionisti altamente qualificati - di cui gran parte stranieri - che hanno alimentato negli ultimi 10 anni il boom economico britannico e, in particolare, il miracolo dell'economia londinese, hanno visto nel giro di due anni cancellare tutti quegli incentivi che li avevano attratti nel Paese. Non si tratta soltanto di banchieri o finanzieri in senso lato, ma di medici, imprenditori, proprietari di boutique di lusso e ristoranti di grido, avvocati e operatori del mercato dell'arte, architetti e designers. Quanto peggio è che i conservatori, malgrado un'indignazione di facciata, nel caso vincano a maggio le prossime elezioni, assai probabilmente lasceranno intatti tutti gli aumenti, con la scusa che devono affrontare un'emergenza nei conti pubblici. Unica eccezione non daranno seguito all'aumento della National Insurance. Ma hanno gia' detto che lasceranno intatte le tasse sui ricchi. Mai come in questi ultimi due anni i benestanti si sono dunque trovati a piangere tanto, stritolati da un durissimo giro di vite fiscale. Il rischio è però che la stretta penalizzi più di tutti le preziose classi medio alte, senza scalfire granchè il mondo dei super ricchi che beneficiano di trust o complicatissime architetture fiscali e di cui le cronache continuano a riferire di sprechi stravaganti, party milionari e eccessi da basso impero. Senz'altro fanno colore, senz'altro hanno portato benessere laddove hanno investito, ma per usare una frase che il presidente della Fsa, Adair Turner, ha utilizzato per i banchieri, quanto costoro sono socialmente utili per la ripresa dall'economia del paese?

  • Mattia |

    Passato un solo giorno dalla stesura di questo articolo, i Tories annunciano che in caso di vittoria elettorale, non faranno crescere la National Insurance di un punto percentuale, come già avvisato dall’attuale governo Labourista.
    A mio parere ciò è impossibile, specialmente a fronte di un rapporto debito-PIL così elevato e in un periodo dove fondamentali saranno le exit-strategies, le quali dovranno fondarsi principalmente su tagli di spesa pubblica e maggiori carichi fiscali (probabilmente indiretti).
    Che l’annuncio di un calo delle imposte da parte dei Tories sia dunque la solita promessa elettorale, mai mantenuta, funzionale solo al tentativo di guadagnare elettori?

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