Giovani, indebitati e figli di un Occidente in declino

Young-people-and-the-job--001  Fino alla mia generazione (sono nato negli anni Cinquanta) l'umanità ha vissuto un progresso continuo: i figli hanno infatti sistematicamente avuto una vita materiale assai migliore dei padri. Ora la musica cambia, almeno in Occidente. I giovani della generazione di mio figlio, nati durante gli anni '80, hanno di fronte una vita dura. Una vita alla quale sono stati preparati solo a metà, dato che ancora fino a pochissimi anni fa pareva che l'Occidente fosse in grado di mantenere il posto di prima fila che ha da sette secoli nel cammino progresso umano. Invece, per la prima volta dal 1300, lo scettro del benessere economico sta passando nuovamente a Oriente. Il mondo gira e con esso la ruota della fortuna. Il magazine del settimanale Observer con tono grave ha dedicato domenica 31 gennaio una copertina a questi giovani, definendoli "the lost generation".


Definizione un poco catastrofica, quella dell'Observer, ma purtroppo con un forte elemento di verità. I giovani di oggi, oltre a essere destinati a competere accanitamente tra loro in Occidente, dovranno vedersela con una crescente concorrenza di Paesi come India e Cina. Dovranno essere flessibili, pronti a cambiare lavoro e Paese per mantenere la propria competitività. Dovranno parlare le lingue e, specialmente, non potranno contare su quel cuscino di risparmi che la vecchia generazione finora aveva accumulato per garantire un ammortizzatore a quella successiva. La crisi finanziaria ha scavato una voragine di debito che dovrà essere ripagato, mettendo i genitori in forti difficoltà già con la propria pensione. In questo senso si puo' parlare di pena del contrappasso anche per i baby boomers che si troveranno con una vecchiaia a rischio. Certo, in passato ci sono state guerre devastanti che hanno azzerato per alcuni anni il benessere di intere nazioni. Ma l'Occidente, malgrado conflitti fratricidi, era finora riuscito a mantenere la capacità di rinascere e mantenere un forte vantaggio nei confronti del resto del mondo grazie all'innovazione tecnologica. Ora questo vantaggio sta scomparendo rapidamente. Il passaggio del testimone da Europa a Stati Uniti dopo la guerra, in questo contesto, è stato certamente un elemento importante, ma al fondo una partita di giro tra cugini Occidentali che hanno mantenuti stretti i legami tra loro. Ora tutto sta cambiando. I baby boomer come me sono nati e cresciuti nell'ovatta, con un Welfare State funzionante e il posto di lavoro garantito a vita. Gli imprenditori, laddove disponevano di iniziativa e un capitale sufficiente, avevano garantita una robusta crescita che il mercato interno soddisfava da solo. Non dovevano fare fronte a una concorrenza spietata dei Paesi emergenti e potevano fare soldi con relativa facilita' senza bisogno di essere plurilaureati o multilingui. Chi era ricco e aveva un'auto sportiva poteva godersi autostrade semivuote senza limiti di velocità. Chi aveva uno yacht viveva in un mondo rarefatto di happy few e non di miliardari di massa con barconi a raffica alla fonda in Sardegna o Costa Azzurra come oggi, in rappresentanza dei ricchi emergenti, dai russi agli indiani. La vita è sempre più accelerata e la trama degli impegni sempre più fitta e chi riesce a stare in cima alla competizione non potrà comunque assaporare più la vita come una volta. Così, i baby boomer si trovano oggi nell'imbarazzante situazione di dover dire ai propri figli di rimboccarsi le maniche e diventare formichine dopo che essi hanno avuto una vita da cicale, dando fondo alle risorse proprie e dei propri genitori. Ovviamente non e' stato un atteggiamento intenzionale, quanto il frutto dello spostamento dei rapporti di forza economici mondiali. Ma c'e' forse stato un pizzico di incoscienza. Perche' delle due l'una: o si passava alla nuova generazione un piccolo capitale di partenza come in passato o le si davano le armi per combattere le battaglie che si profilavano. Invece, come e' capitato ai loro genitori, i giovani d'oggi sono stati trattati con i guanti, come lo sono stati i loro genitori dai loro nonni. E cio' rischia di portarli a un brusco risveglio. I giovani potranno avere un'amara consolazione: si troveranno a dover lottare come i loro nonni in giovane eta' ancora freschi di energie e pronti a fare esperienze. I loro genitori si troveranno invece a dovere affrontare una vita dura nella vecchiaia. Non propriamente una storia a lieto fine. 

  • Marco Niada |

    Buonasera, il suo commento e’ stato tolto come da lei richiesto.

  • Daniele Slvn |

    NOTA: QUESTO NON E´ UN COMMENTO ALL´ARTICOLO

    Gentile Sig Niada

    Ho provato a conttare il sole 24 ore diverse volte ma non ho ricevuto alcuna risposta, per questo provo a mettermi in contatto con lei direttamente in questo modo.

    Volevo chiederle se potrebbe gentilmente cancellare il mio cognome nel mio commento del 4 luglio 2010 alle 11:14. Chiedo questo per motivi di privacy.

    Se ha bisogno di maggiori info puo contattarmi via email.

    Grazie

  • Giuseppe L |

    COncordo. Quest’analisi andrebbe fotocopiata e distribuita nelle scuole.

  • Francesco F. |

    C’e’ del vero nella sua analisi, che tuttavia mi sembra un po’ troppo pessimista. Solo 3 anni fa si parlava di crescita costante ed egemonia dell’occidente anglosassone, ora il pendolo sembra andare eccessivamente nell’altra direzione: mi sembra che la realta’, per quanto complessa, stia nel mezzo.
    Il PIL pro capite in Cina e’ una frazione di quello EU, e su tantissimi altri aspetti l’occidente ha vantaggi che i paesi emergenti impiegherebbero decenni a raggiungere; e poi la crescita in altri paesi non impone che ci sia declino a casa nostra (la cosiddetta “zero sum game fallacy”): come hanno provato in molti casi gli scorsi 15 anni (sebbene crescita in parte drogata dall’ asset boom).
    Quindi? Il declino e’ certamente una possibilita’, ma di certo non il destino.

  • Katia |

    Le scrissi proprio questo in un commento a Settembre! E Londra in tutto questo? Tuttora meglio dell’Europa. Forse non per diventare trader o fund manager, ma per fare i camerieri da Mc Donalds sì.
    La concorrenza di India e Cina si vede anche nelle ammissioni nelle migliori università (per ora ancora anglosassoni):in una società basata sui dati, perchè dare credito ad un europeo qualsiasi quando possiamo prendere un cinese con una straordinari voti e straordinarie capacità (di tenacia)? Perchè quell’europeo si è diverito troppo… Non solo formichine ci è richiesto di essere, ma pure “cindiane”.

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