Cala la scure sulla stampa inglese

Indylogolondon La notizia ha fatto rumore: due giorni fa il quotidiano britannico The Independent, più noto come "The Indy" dagli affezionati, ha annunciato la brutale riduzione di un quarto dei giornalisti, mandando a casa 60 persone su un totale di 250. E’ forse il peggiore bagno di sangue della categoria in tempi recenti. L’amministratore delegato del giornale, Simon Kelner, ha detto che il calo degli introiti pubblicitari e la migrazione dei lettori su internet hanno reso la misura inevitabile.  In totale 90 addetti su 424 lasceranno il giornale.

The Independent va male da tempo e i colleghi che ci lavorano si attendevano da un momento all’altro misure drastiche. Kelner ha peraltro rilevato che il giornale ha una struttura editoriale da anni ’80 che mal si adatta ai tempi moderni, con un forte eccesso di sub-editors, coloro che passano gli articoli e li titolano, scomparsi ormai da un ventennio dalle redazioni degli altri quotidiani dove i giornalisti sono diventati tuttofare. Il grosso dei tagli colpirà questa categoria. E’ un fatto però che l’annuncio è un pessimo segno per il settore non solo in Gran Bretagna ma nel mondo, dove la stampa su carta continua sempre più a perdere colpi a profitto di quella online, che ha però margini di profitto infinitamente inferiori. The Independent e il cugino domenicale The Independent on Sunday  fanno parte dello stesso gruppo editoriale che controlla il nordirlandese Belfast Telegraph. Quest’ultimo è in attivo mentre il resto del gruppo no. Non esisono dati disaggregati ma l’intero gruppo ha accusato un calo dei ricavi del 14% a 116 milioni di sterline (150 milioni di euro) con utili per meno di 4 milioni. Se The Indy piange altri gruppi non ridono: il Guardian News and Media, il gruppo che controlla The Guardian e The Observer ha accusato perdite per 26 milioni. Times Newspapers che controlla The Times e The Sunday Times nell’esercizio concluso in giugno 2007 ha perso ben 44 milioni anche se è riuscito quasi a dimezzare il passivo, che l’anno precedente aveva toccato gli 81 milioni. Altri tagli sono inevitabilmente in vista. La situazione è preoccupante. Ma non troppo: l’esperto di media Roy Greenslade faceva notare recentemente che i giornali in questi anni hanno gonfiato le redazioni a dismisura. Il Financial Times nel 1988 aveva 150 giornalisti, saliti a 300 nel 1998 e oggi a 550. The Guardian ha visto salire i giornalisti da 448 a 503 solo per l’edizione di carta, mentre nello stesso periodo gli organici del sito web sono balzati da da 117 a 176. Il sito online del giornale è uno dei migliori inglesi, ma non fa utili. L’unico ad avere subito una drastica cura dimagrante è The Daily Telegraph, una volta nave ammiraglia dei giornali inglesi con 600 giornalisti e oggi gestito assieme al cugino domenicale The Sunday Telegraph ridotto a meno di 500 dopo una potatura energica. Dunque, a guardare bene, la situazione non è così disperata. Ma un fatto è certo: internet eroderà profitti ai giornali di carta che sono destinati a un declino terminale. Quanto lunga sarà l’agonia è difficile dire.