E’ ufficiale ormai. L’economia britannica è tornata, in termini di volume, allo stesso livello che aveva raggiunto al picco della massima espansione, ossia alla fine del primo trimestre del 2008, quando iniziò a precipitare nel fosso della maggiore recessione dal dopoguerra. Oggi, ossia alla fine del secondo trimestre del 2014, l’economia britannica è per l’esattezza 0,2% più grande dei primi tre mesi di sei anni fa. Ci sono voluti 25 trimestri per uscire dal tunnel. Un’infinità, se si considera che 25 trimestri dopo la recessione del 1979, sotto la guida della Thatcher, l’economia era cresciuta già dell’8%, mentre 25 trimestri dopo la crisi del 1990 avvenuta a causa delle politiche della Thatcher, ossia poco prima dell’arrivo di Tony Blair l’economia era cresciuta del 16%.
A fatica, strisciando e zoppicando per sei anni, l’economia britannica è finalmente tornata al livello di prima, uscendo dalla buca del -7,2% in cui si era cacciata nel 2009 dopo una caduta per 6 trimestri consecutivi a partire dal secondo trimestre del 2008. Una ripresa lunghissima, considerando che la Germania è tornata ai livelli pre-crisi già nel 2010, mentre Usa e Francia si sono smarcate nel 2011. Il ritmo di ripresa dell’ultimo anno è notevole, va riconosciuto, dato che la crescita trimestre su trimestre è stata dello 0,8% e del 3,1% rispetto allo stesso trimestre del 2013 . Peraltro le previsioni sono assai buone, dato che per l’intero 2014 il Fmi pronostica un balzo del 3,2%.
E’ però un fatto che l’economia che esce da questa tremenda recessione non è per nulla gagliarda. Il Daily Telegraph la ha scherzosamente definita “The cappuccino economy” ,dato che tutta la spinta proviene dal settore dei servizi (78% dellattività economica), in massima parte quelli al consumo. I servizi sono infatti giunti a un livello di quasi il 3% superiore al picco del 2008. Se guardiamo però ad altre parti dell’economia il quadro non è certo confortante: il settore industriale è ancora dell’11% inferiore ai livelli pre-crisi con il manifatturiero a -7%. Insomma, sul fondo l’economia resta gracile e non pare avere la forza di tenere lo sprint dell’ultimo anno a lungo. Per partire veramente dovrà cambiare pelle e su questo fronte, per quanto aiutata da un mercato del lavoro flessibile a differenza di molti altri Paesi Ue, soffre per il resto di tutti gli stessi mali degli altri Paesi europei, a partire da una bassa produttività, causa principale del declino del Vecchio continente.