Quest'anno, a causa delle piogge torrenziali a Castle Manor, in Galles, dove l'evento ha luogo, la competizione somiglia più a una gara di pesca che a un torneo di golf. Il tempaccio, con gli atleti zuppi come i pulcini rimanda a un'allegoria delle penose condizioni economiche in cui versano i rivali che si affacciano sulle due sponde dell'Atlantico: Europa e Stati Uniti. Ma l'evento resta leggendario e passerà molto tempo prima che le telecamere registrino per il pubblico mondiale un torneo simile a Shanghai in una fantomatica tenzone tra americani e cinesi o ancor più improbabilmente a Delhi tra cinesi e indiani. Il Golf è ancora uno sport prettamente occidentale, anzi britannico, anzi scozzese. E la Ryder cup ne è l'archetipo. Una creazione riuscitissima, se pensiamo che l'Europa per una volta, è una vera macchina da guerra che ha battuto numerose volte i cugini americani.
E' una storia buffa a ben pensare, e non sono il primo a rimarcarla. L'Europa della Ryder cup è l'Europa più riuscita. Ed è paradossalmente a guida britannica. E il civile confronto tra Usa ed Europa della Ryder cup è quello che sarebbe bello vedere in tutti i campi e in modo costruttivo tra le due sponde dell'Atlantico. Una casa comune che potremmo chiamare Euramerica. Se pensiamo peraltro all'impetuosità con cui grandi Paesi emergenti come appunto Cina, India, Russia e Brasile si stanno affacciando sul proscenio mondiale, la stessa Europa non basta più come bacino economico e culturale entro cui l'Occidente può mantenere la propria identità. Una casa entro cui ci sta anche l'America può essere una proposta interessante. Ma intanto la prima osservazione è su come gli europei si sono amalgamati con successo. Ormai rassegnati a perdere continuamente contro gli americani i britannici e gli irlandesi hanno deciso dal 1979 di allargare il team ai cugini continentali. Grazie a una fortissima generazione di spagnoli come Ballestreros e Olazabal oltre a ottimi atleti italiani, svedesi, francesi tedeschi e danesi gli europei vanno benissimo. Una sfida entusiasmante e alla pari tra occidentali nello sport più occidentale del mondo, anche perchè per giocarlo è indispensabile disporre di fitti prati verdi, che sono merce rara altrove sul pianeta. Entro una ridotta di fanatici golfisti che si sfidano ma condividono tutti la stessa passione, un piccolo nucleo di Euramerica tiene viva la fiamma di un Occidente bianco e un poco snob. Un'oasi diversa, in un mondo troppo nazionalista o troppo globale.