Potrebbe diventare una new entry della prossima edizione del dizionario Oxford della lingua inglese. Il termine lo ha coniato l'ultimo Economist: "londonism" che potremmo tradurre in italiano con l'orrido termine "londrismo". Che cosa è il londrismo? Secondo l'Economist è l'ultima ridotta al mondo di vita realmente cosmopolita. Un esperimento di cui la capitale era all'avanguardia e che impazzava un po' in tutta la Gran Bretagna fino al 2008 (si veda il mio libro La Nuova Londra edito da Garzanti). Una Città-Stato aperta al mondo, multilingue, multietnica e multireligiosa. Una realtà con cui chi si trova a fare il sindaco, come è capitato a Ken Livingstone e a Boris Johnson, per quanto su due sponde ideologiche diverse, non può prescindere.
Contrariamente al resto del Paese, dove inizia a montare il malcontento verso l'immigrazione, come capita in molte altre parti d'Europa, a Londra, dove un abitante su tre è nato all'estero, l'argomento è tabù. Parlare male degli immigrati sarebbe un gigantesco autogol sul fronte elettorale, considerando che alle amministrative i cittadini residenti ma non di passaporto britannico votano come gli inglesi. Poi c'è la finanza: con tutti i nuovi grandi grattacieli che la City e Canary Wharf stanno costruendo, sparare addosso alla finanza, per chi è sindaco di Londra, non è esattamente la mossa più intelligente che uno possa fare. Poi c'è l'industria delle costruzioni, che è cominciata a ripartire e che consiglia al pragmatismo chi vuole mettere troppo il freno sui nuovi progetti. Peraltro Crossrail, l'enorme pasante ferroviario che taglia a Nord la capitale e costerà oltrre 15 miliardi di sterline (18 miliardi di euro) ha ottenuto luce verde definitiva. Poi ci sono le 15 Università della capitale, che con 500mila tra allievi e accademici sono un'industria titanica. Infine, non va dimenticato, Londra è, nel cuore, profondamente di sinistra. E' riuscita a eleggere Ken il Rosso, un brontosauro di stampo paleosocialista ma con idee originali (come le corsie preferenziali e i depositi per le bici a nolo, poi implementate dal successore) ma anche il biondissimo conservatore Boris Johnson che, per quanto ultrathatcheriano, su vari temi è riuscito a dipingersi sempre più come un libertario, trovandosi spesso a sfidare apertamente il proprio partito, guidato da David Cameron. Londra è insomma ormai una terra aliena, con le proprie regole e la propria vita, sempre più distaccata dal resto del Paese. E il sindaco è un po' come il capo di un GranDucato autonomo e un po' ribelle che il Re Premier insediato a Downing Street, per quanto dello stesso partito, (fu anche il caso di Livingstone con Blair e Brown) deve trattare con grande cautela. Stando attento a non calpestare i delicati equilibri del..londrismo.