La Brexit turistica trionfa su tutta la linea

Un fatto è ormai incontestabile: negli ultimi due anni il Regno Unito è uno dei Paesi che hanno fatto peggio al mondo sul fronte del turismo, aggravando ulteriormente la propria performance nel 2021, mentre il resto del pianeta sta dando segni di visibile recupero. Il Paese non è stato mai così isolato da decenni e rischia un recupero lentissimo post-Covid rispetto ad altri Paesi, a causa della Brexit e di una timida politica di investimenti per rilanciare un settore che, nel 2019, accoglieva 41 milioni di visitatori stranieri e procurava 30 miliardi di sterline di fatturato, dando lavoro a oltre 4 milioni di persone.

Secondo i dati dell’ente governativo Visit Britain i visitatori stranieri scenderanno a fine 2021 a 7,6 milioni, in calo del 30% sugli 11 milioni del 2020, a loro volta crollati del 70% sui 40.9 milioni del 2019, anno pre-Covid. Dal 2019 alla fine del 2022 la caduta delle presenze estere è stata dell’82%. Ciò avviene mentre, rispetto al 2019, la Spagna ha recuperato il 64% delle presenze straniere, la Turchia il 74% e la Grecia l’84%.  La Francia quest’anno ha registrato un recupero del 34,9% delle presenze sul 2020. I motivi di tale rovina vanno ricercati, secondo gli esperti, in una politica disinvolta nei confronti del Covid, puntando troppo sui vaccini, che hanno avuto una partenza rapida, ma ora sono stati superati da molti altri Paesi sviluppati, mentre i contagi restano, con il livello di 40mila al giorno, proporzionalmente tra i più alti del mondo. L’abbandono quasi totale delle mascherine dal 19 luglio scorso, il leggendario “freedom day”, tiene infatti alti i contagi e scoraggia molti visitatori dall’avventurarsi oltre-Manica, certamente gli asiatici, che hanno una radicata cultura delle mascherine, ma anche altri Paesi europei che le utilizzano molto di più, come l’Italia. Per non tacere della Brexit che, con una farraginosa selva di controlli, ha reso i viaggi sull’isola ancora più complicati e scoraggiato ulteriormente i pochi che intendono venire a fare turismo nel Paese. Inoltre, la narrativa della Brexit, in un periodo di crisi economica e deterioramento dei rapporti commerciali e politici con l’Europa, rendono il Paese meno attraente per i turisti, che preferiscono girare per altri Paesi del Vecchio Continente. Secondo le statistiche del UNWTO l’organizzazione mondiale del turismo facente capo all’ONU, nel 2021 i viaggiatori internazionali sono previsti a 54 milioni, in forte recupero sui 34 milioni del 2020, quando il Covid mise in ginocchio l’intero pianeta, ma sideralmente al di sotto dei 164milioni dei livelli pre-Covid.

Ciò che lascia con l’amaro in bocca sono le previsioni per il futuro. Secondo Visit Britain, infatti, malgrado un forte recupero previsto per il 2022 a 24 milioni di visite e 19 miliardi di sterline di fatturato, ci troveremo ancora rispettivamente al 59% e 67% dei livelli pre-Covid. Quel che è peggio secondo l’organizzazione, è che il recupero successivo sarà graduale poiché < ci vorranno alcuni anni > prima di tornare ai livelli precedenti. Alla faccia della favola della Global Britain che viene sbandierata dal governo Johnson ogni due per tre.