Carica come una molla, gravida di risparmi dei consumatori che hanno passato mesi e mesi di astinenza dallo shopping fisico, l’economia britannica, complice una forte riduzione dei contagi, si appresterebbe a ripartire con lo scatto di una Formula Uno sulla scia della ripresa in atto negli USA. Il pronostico più entusiasta è peraltro giunto ieri da un banchiere americano, Jes Staley, Ceo della britannicissima Barclays Bank. Staley ha detto senza mezzi termini che quest’anno l’economia britannica esperimenterà una crescita ancor più forte di quella record del lontano 1948 nell’immediato dopoguerra. Altre banche, che in questi giorni stanno dando i loro risultati, hanno tutte ridotto sensibilmente gli accantonamenti a fronte di crediti dubbi, convinte che l’economia stia per ripartire alla grande. Soltanto la Barclays sarebbe seduta su 200 miliardi di sterline di risparmi privati e aziendali pronti ad alimentare i consumi e nuovi investimenti. Nationwide, una delle grandi società di mutui ipotecari inglesi, ha reso noto che il mercato immobiliare, dopo essere rimasto fermo per mesi, si sta scaldando notevolmente, con un aumento su base annua dei prezzi delle case del 7,1%. I prezzi immobiliari sono rimasti tonici durante gli ultimi 12 mesi grazie a un’offerta e a scambi rarefatti a causa del confinamento sociale causato dalla pandemia. Ora però che la vita inizia a riprendere, la domanda, che in tempi normali si rifletteva in un turnover del 6,5% di immobili venduti rispetto allo stock totale ed era scesa sotto il 3%, inizia a dare segni di crescita tumultuosa.
Nel frattempo, la società di previsioni economiche EY Item Club ha dato una prima valutazione con una correzione della previsione di crescita nel 2021 dal 5% al 6,8% del pil, una delle più alte del dopoguerra. Sono tutti segnali che vanno accolti con soddisfazione ma la cautela deve rimanere d’obbligo. Prima di tutto perché l’economia britannica è crollata del 9,8% lo scorso anno, registrando il calo più forte tra i grandi Paesi europei e, comunque, il peggiore in 300 anni di storia del Paese. Per quanto la forte ripresa vada salutata con sollievo, va infatti chiarito che siamo ancora lontani dai livelli pre Covid. Ricordiamo con un semplice calcolo che, se facciamo base 100 un pil e scontiamo una decrescita del 50% a quota 50, ci vuole poi un aumento del 100% del livello 50 per riportarlo a quota 100…. Inoltre, bisogna sperare che l’esplosione epidemica in atto in India, che sta già tracimando sui Paesi confinanti, non crei nuovi improvvisi problemi con effetti negativi sulle economie mondiali.
Il ruolo di lepre nella ripresa tra Paesi occidentali è quanto il premier Boris Johnson brama per consolidare la propria popolarità in un momento in cui si trova al centro di scandali su vicende personali. Dopo un’ecatombe rispetto agli altri Paesi europei dovuta a leggerezze e ritardi di decisioni, il Governo Johnson ha scommesso tutte le proprie carte su un programma vaccinale riuscito (complice un disciplinato sistema sanitario nazionale, una responsabile comunità scientifica e la riuscita scommessa su una immunizzazione con la prima dose) che ora permetterebbe al Paese di far ripartire l’economia con mesi di anticipo sugli altri Paesi europei. Un exploit che verrà sicuramente ascritto da Johnson ai prodigi della Brexit, anche se nei primi mesi dell’anno il commercio con la Ue, specie in campo alimentare, è tracollato, mentre non si vede ancora all’orizzonte traccia di un accordo con Bruxelles sui servizi finanziari. Per un Governo che, come tanti, in tempi come questo, vive di effimero, con un elettorato dalla memoria corta che recepisce sempre l’ultimo evento guardando avanti in attesa di una liberazione, Johnson trarrebbe certamente nuova forza politica, specie in occasione delle elezioni amministrative locali della prossima settimana.