L’ostinazione quasi robotica con cui Theresa May ha continuato a battere la strada del voto sull’accordo sulla Brexit che ha raggiunto con Bruxelles senza accettare alternative ha avuto l’effetto indesiderato di creare una situazione di semi-anarchia a Westminster. Con un voto favorevole 329 a 302 su una proposta del Tory Sir Oliver Letwin, il Parlamento ha preso infatti nelle proprie mani il processo decisionale, optando per la presa in considerazione di una serie di alternative all’accordo del novembre 2018 tra Governo May e UE. In altre parole, il Parlamento ha deciso di sondare in autonomia alleanze ad ampio spettro che portino a proposte alternative a quella della May, che ha sempre voluto mantenere il controllo del processo entro le mura del consenso conservatore. Dato che il Parlamento può proporre ma non governare, se non per votazioni sporadiche su temi à la carte, la situazione in queste ore è piuttosto caotica. La May è al Governo perché ha ottenuto tempo fa la fiducia e nessuno osa per ora riproporla, ma di fatto è stata esautorata dalle decisioni vitali sulla Brexit, dato che la sua proposta è stata bocciata sonoramente due volte con la prospettiva di non essere ripresentata, data l’opposizione dello speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, a un nuovo voto.
Mutatis mutandis, pare di essere ai tempi del rivoluzionario Oliver Cromwell, con un conflitto frontale tra Parlamento e sovrano, con la May nella veste di regina despotica. Con la differenza che il Parlamento a propria volta non ha le idee chiare su una proposta alternativa. Si è preso la libertà di sondarla in una sorta di fase creativa che ha aperto da alcune ore. La Camera dei Comuni insomma ha deciso di indire una serie di votazioni su vari tipi di proposte alternative al deal della May, che vanno dallo scenario brutale della Brexit d’assalto, con uscita dalla UE il 12 aprile, nuova data che ha sostituito il 29 marzo dopo una intesa con Bruxelles, a una unione doganale, a un nuovo referendum popolare che proponga l’alternativa tra la proposta del Governo e la permanenza della UE. Nel frattempo, una petizione che chiede la revoca automatica dell’articolo 50 (quello che dispone dell’uscita dalla UE) in caso non si giunga a un accordo entro il 12 aprile ha raggiunto la soglia di 6 milioni di firme, pari al 18% del totale dell’elettorato (33,5 milioni) del referendum del 2016. Una massa impressionante che, unita al milione di persone che ha manifestato sabato scorso a Londra, rivela come il fronte anti-Brexit stia ricevendo crescente linfa dal basso da un fronte di persone sempre più motivato. Una petizione alternativa che chiede l’uscita secca dalla UE il 12 aprile e che punta a raccogliere il sostegno dei Brexiter che hanno vinto al referendum di giugno è d’altronde soltanto alla soglia delle 600mila firme, pari a un decimo di quella rivale.
Stiamo a vedere come si organizzerà il consenso sulle varie proposte. La May si è mostrata favorevole ad ascoltarle, ma sul fondo pare sempre sorda a prenderle in considerazione come alternative alla propria. Anche perché intimamente spera sempre in una terza votazione risolutiva che le dia ragione una volta per tutte. Al punto come ha messo in chiaro in serata di essere pronta a farsi da parte se la sua proposta verrà votata. E’ un fatto che, davanti alla crescente marea anti Brexit e all’opposizione decisa del parlamento di un no deal il 12 aprile, alcuni oltranzisti della Brexit si stanno ora preoccupando e paiono iniziare a prendere in considerazione la possibilità di andare a Canossa e accettare la proposta della May. Jacob Rees Mogg, sacerdote della Brexit pura ha ammesso che alla fine “piuttosto che non avere del pane è meglio una mezza pagnotta” ossia la Brexit della May. La premier ha peraltro giocato l’ultima carta davanti a un potente gruppo parlamentare del partito prendendo in serata il solenne impegno di lasciare la guida del partito se questo voterà in modo compatto per la sua Brexit. Sempre però che Bercow, che in questo momento ha in mano poteri speciali nella scelta delle votazioni da tenere, accetti di concedere un terzo voto… Westminster pare una scolaresca in piena ricreazione. Ma il tempo del suono finale della campanella si sta avvicinando.