Questa sera inizia sulla rete britannica ITV la quarta serie di Downton Abbey, il serial televisivo inglese che tiene il mondo incollato al video. Seguita da 120 milioni di persone in 220 Paesi, con pubblico egualmente entusiasta negli USA e nella Cina comunista, passando per tutti gli altri meridiani del mondo, la saga della famiglia Grantham è ormai diventata un must per gli affezionati. C'è chi ha seguito in tempo reale tutti i 26 episodi passati e si appresta a fare altrettanto con i prossimi otto, mentre c'è chi odia aspettare e si divora la storia in blocchi, non appena il nuovo cofanetto DVD viene pubblicato, stando sveglio notti intere per percorrere le vicissitudini dei nostri eroi dall'inizio alla fine. Dal lontano 26 settembre del 2010, quando il programma scritto e ideato da Julian Fellowes debuttò sugli schermi narrando la storia dei conti di Grantham, ambientata nello splendido castello seicentesco di famiglia (nella realtà Highclere Castle, di proprietà, dal 1679, dei conti di Carnavon) il serial televisivo è passato di successo in successo. La vicenda, che parte nell'aprile del 1912, nei giorni dell'affondamento del Titanic, si è snodata finora tra sapienti colpi di scena per 10 anni, fino al 1922. Con grande abilità Fellowes ambienta la storia a partire dall'apogeo della potenza britannica per traghettarla sinuosamente lungo il declino. Lord Grantham, nobiluomo di altri tempi, vede nel genero Matthew, che sposa la figlia Mary, la salvezza per la famiglia e la dinastia dato che l'abile e aitante giovanotto prova di essere la persona giusta, con idee moderne di gestione in un mondo che cambia rapidamente. La persona adatta a salvare l'immensa tenuta che il vecchio conte ha portato sull'orlo del fallimento. Un conte dal cuore d'oro però, amato dalla legione di servi e valletti che si agitano nelle viscere del castello, con tutto il carico di vicende umane che fanno da contrasto a quelli del piano di sopra. Nobiluomini e nobildonne che si sono peraltro imparentati con americani e irlandesi in quelle che sono le prime avvisaglie di globalizzazione delle classi dirigenti.
Fellowes riesce ad animare una coorte di attori e personaggi con abile maestria, riuscendo a dosare storie con personaggi, costumi d'epoca straordinari e ambientazioni bucoliche e, quanto più conta, a tenere viva l'attenzione del pubblico con una trama ricca e piena di colpi di scena. Nell'ultimo episodio della terza serie Matthew muore in un incidente d'auto proprio il giorno in cui vede la luce il piccolo erede, baby George. Che accadrà a Mary, rimasta vedova? E a Lord Grantham, incapace di mandare avanti la tenuta? E agli altri famigliari che sono lambiti sempre più dappresso dai Tempi Moderni? Questa vicenda, che ricalca temi profondi della natura umana dagli albori dell'umanità al giorno d'oggi, piacciono a tutti e non sorprende siano condivisi dagli americani, che si vedono confermati nei cliché in cui inquadrano i cugini inglesi, ai cinesi che, per quanto di cultura sideralmente diversa, nutrono empatia per una grande saga famigliare cui il familismo cinese si sente vicino, oltre ad assistere a una vicenda ambientata nel cuore del paleocapitalismo, tanto vilipeso dai padri rivoluzionari, ma ora visto con curiosità da una società che insegue il benessere materiale.
In un mondo in cui l'informazione si disintegra e frammenta in rivoli, in cui abbiamo perso una narrativa comune Downton Abbey mi riporta alla mente i serial televisivi di casa nostra in Italia quando ancora avevamo il bianco e nero e un canale o due che tenevano incollati al video tutto il Paese, come il Commissario Maigret o I Promessi Sposi. Gli inglesi sono riusciti a provare che con una buona storia ben pubblicizzata, come è avvenuto in passato con Harry Potter, si può creare una enorme comunità di lettori/ascoltatori che condivide una vicenda all'unisono. Peraltro non dimentichiamo che si tratta anche di un business, con previsioni di ricavi da franchising almeno a 9 cifre. Arricchirsi divertendo e divertendosi. Che si può volere di più dalla vita? In questi casi la globalizzazione si rivela una manna.