Tra luglio e settembre l'economia britannica è ripartita dopo tre trimestri consecutivi di recessione. Le cifre parlano chiaro: l'aumento è stato dell'1%, rispetto ai tre mesi precedenti. Un vero balzo che il Governo non ha mancato di sottolineare con enfasi lasciando intendere che il peggio è ormai alle spalle e che l'amara medicina del cancelliere George Osborne sta funzionando. Ma è proprio tutto oro quel che luccica? E' già arrivato il momento di stappare lo champagne? Purtroppo no. Forse ci si può consolare con una buona birra stout semitiepida alla spina. Ma non di più. Il rimbalzo dello scorso trimestre rischia infatti di fare parte di un trend a zig zag sul fondale, più che un decollo verso il cielo. Se guardiamo bene le cifre, all'1,1% e 1,3% messo a segno da industria e servizi rispettivamente è corrisposto un -2,5% delle costruzioni, che giacciono sempre in stato comatoso. Al netto della spinta delle celebrazioni del Giubileo e delle Olimpiadi, entrambe Made in London, la crescita soggiacente, a detta degli economisti, è stata dello 0,3%. Certo, il segno è positivo ed è sempre meglio della recessione dei nove mesi precedenti, ma secondo i pessimisti non significa che il peggio è ormai definitivamente alle spalle. Secondo gli ottimisti, ci sono però alcuni segnali incoraggianti provenienti dal mercato del lavoro che dà segni di rianimazione. Insomma, per quanto siamo in autunno, tanto meno possiamo dire che una rondine non fa primavera. Fuori da Londra il resto del Paese resta sotto una cappa plumbea, con il Nord in crisi nera. La crisi greca non è ancora risolta, l'Europa continentale, a cui va oltre il 50% del commercio britannico, ristagna e l'economia mondiale è in rallentamento. Accogliamo i nuovi dati dunque con sollievo, ma non è giunto purtroppo ancora il tempo delle celebrazioni. Quelle ormai sono alle spalle e, grazie al cicchetto dato dalla capitale, il motore ha rombato un poco e il convoglio è sobbalzato. Non mi sembra però di vedere in arrivo all'orizzonte cisterne di nuovo carburante.
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