"Nebbia sulla Manica: l'Europa è isolata". La famosa battuta, che spiega il complesso di superiorità degli inglesi sui cugini europei, mai è suonata più a sproposito, dopo che David Cameron ha deciso di non partecipare al nuovo trattato per salvare l'eurozona. Il motivo è semplice: Cameron ha fatto un autogol che condanna il suo Paese a un isolamento reale in ogni caso. Se infatti l'Europa riuscisse a cavarsela, la Gran Bretagna verrebbe marginalizzata più di adesso. D'altra parte, se le decisioni dello scorso summit non riusciranno a salvare l'euro dalla rovina e con esso la rovina dell'economia europea, Londra, che commercia al 50% con la Ue, non riuscirebbe comunque a cavarsela e si troverebbe ad affrontare da sola e senza la solidarietà dei cugini continentali la tempesta economica che ne seguirebbe. Peraltro, già tutti i centri di previsione stanno annunciando l'inizio di una nuova recessione britannica, a riprova del legame profondo con l'economia continentale. Londra ha sempre avuto un rapporto tormentato con l'Europa e, storicamente, quando il Continente prendeva una direzione non voluta, si chiudeva in uno "splendido" isolamento. Era però ben altra potenza ed erano tutt'altri tempi. Al di là dei giornali conservatori come il Daily Telegraph o populisti di destra come il Sun, che hanno elogiato lo spirito nazionalista del bulldog sfoggiato da David Cameron perché lascia al proprio destino un'Europa "sclerotica", gran parte degli altri media hanno sollevato fortissimi dubbi sulla scelta del premier britannico: gli danno infatti dell'incosciente perché si è sparato sui piedi e ha dato il via a un irreversibile processo di uscita della Gran Bretagna dalla Ue proprio quando ne ha meno bisogno. Cameron ha sicuramente riscosso una forte popolarità con la destra del suo partito (oltre 80 parlamentari), che lo hanno elogiato per essere stato perfino più coraggioso della Thatcher (che il veto lo ha minacciato ma mai esercitato, come è invece avvenuto con il premier attuale) ma a mio avviso non ha fatto l'interesse del Paese. I motivi sono tanti. Sul piano politico, temo che si stiano creando le condizioni per una lacerazione della coalizione che potrebbe essere fatale. Dopo aver sfoggiato un iniziale sorriso di circostanza, il vicepremier liberale Nick Clegg, sotto la pressione di un partito in rivolta ha cominciato ingloriosamente nelle ultime ora a lasciar trapelare che è insoddisfatto del modo in cui Cameron ha negoziato l'uscita inglese. I laburisti che hanno accusato Cameron di avere cannato in pieno il negoziato ne hanno preso nota. Potrebbero prepararsi a una coalizione con i liberali? Nel frattempo, la destra conservatrice inizia a chiedere a viva voce a Cameron di approfittare dell'occasione per rinegoziare in senso restrittivo di trattati di appartenenza alla Ue. Le condizioni per una caduta della coalizione conservatrice-liberale in piena crisi economica si stanno riunendo. Quanto all'Europa sclerotica, il tema, che viene ripescato dai media di destra e dai giornali del gruppo Murdoch dopo essere stato battuto incessantemente per vent'anni, non è più convincente. I cittadini inglesi vedono infatti nella deregolamentazione e negli eccessi della finanza anglosassone l'origine di molti dei loro mali. Stare fuori dell'Europa per difendere gli interessi della City e dei banchieri, rischia di non essere un tema molto popolare se si tornasse a votare. Tanto più che lo stesso Governo Cameron ha attaccato a più riprese i banchieri e deve spiegare ora cosa è sucesso per fargli cambiare idea. Tutto sommato, la City pesa per il 12% del pil del Paese: si potevano cercare altre forme di accomodamento. Ora, puntare a un futuro che faccia della Gran Bretagna una nuova Svizzera o Hong Kong, è ridicolo. I paralleli non stanno in piedi: nel primo caso la Svizzera ha un'economia fortemente diversificata con molta industria e servizi di qualità che la Gran Bretagna non ha più. Nel caso di Hong Kong o Montecarlo, sperare che 62 milioni di britannici vivano come gli abitanti di staterelli offshore con pochi milioni di anime con i soli introiti della volatile finanza, è una beata illusione. Singapore, Dubai o Montecarlo hanno tasse ridicole, mentre la Gran Bretagna è condannata a tenere le imposte alte per mantenere i sussidi ai senza lavoro. Tanto più che si prevede un aumento dei disoccupati da 2,6 a 3 milioni. Già ora, nella sola Scozia, su sei milioni di persone solo 150mila sono contribuenti netti all'erario: tutti gli altri dipendono direttamente o indirettamente dallo Stato, via posto di lavoro o sussidi. A riprova che, se è vero che l'Europa è sclerotica la Gran Bretagna è agile solo in pochi settori e poche regioni, in pratica il Sud Est, guarda caso l'angolo più vicino all'Europa che, con 25 milioni di abitanti, produce gran parte della ricchiezza nazionale. Dunque? C'è già chi pensa che Cameron tornerà a Canossa anche perchè gli Europei sono profondamente seccati e non hanno intenzione nelle attuali condizioni di porgere agli inglesi un ramoscello d'ulivo. Ma può essere assai possibile che un cambiamento così epocale nei confronti dell'Europa, il cui impatto resta tutto da valutare, finirà per essere deciso dagli elettori. La miccia della discordia nella coalizione di Governo è ormai accesa…
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