Magra consolazione per i ricchi e famosi. Una sfilata di celebrità ha infatti potuto togliersi la soddisfazione di prendere a palle di fango i giornali tabloid durante le udienze dell'inchiesta del giudice Leveson. Questi sta cercando di stabilire le responsabilità dei tabloid in seguito allo scandalo di News of the World , testata del gruppo Murdoch chiusa in tutta fretta dopo che erano emerse responsabilità gravissime dei giornalisti che scavavano nella vita privata della gente. La misura è stata colma quando sono stati resi pubblici atti di sciacallaggio da parte di detective privati assoldati dai giornalisti di NOW nel 2002 per rovistare nella segreteria telefonica di Milly Dowler, durante i giorni drammatici del rapimento della ragazzina, che venne poi uccisa. Un'ondata di indignazione ha danneggiato la reputazione dei Murdoch e al tempo stesso ha aperto interrogativi pesanti sulla categoria dei giornalisti di tabloid che, da quanto sta emergendo, hanno fatto delle intercettazioni sui telefonini il loro principale ferro del mestiere. Vittime preferite, le celebrità, che questi giorni sono sfilate in passerella in tribunale lamentando di avere avuto la vita privata distrutta: dagli attori Hugh Grant e Sienna Miller alla scrittrice J.K.Rowling, passando per il comico Steve Coogan e il re della Formula 1, Max Mosley. Pubblicazione di imbarazzanti notizie riservate che solo gli interessati (e i loro telefoni) sapevano, assedi di paparazzi sotto casa, o mobbing durante gli spostamenti delle malcapitate celebrità. Il caso di Lady Diana, che ha pagato con la vita l'inseguimento in auto dei fotografi a Parigi, si è insomma ripetuto per anni in modo meno plateale ma perfidamente capillare. Le celebrità peraltro vivono sul filo del rasoio di un patto faustiano: hanno bisogno dei media perché parlino di loro ma allo stesso tempo non vorrebbero intrusi nella loro vita privata. Una schizofrenia insanabile. I giornalisti sono ossessionati dalle celebrità e servono lettori ossessionati dalle celebrità. Uno schema che vale anche per i malcapitati che d'un tratto diventano celebri in condizioni drammatiche. Questo meccanismo sempre più aggressivo è finito fuori controllo. Quale è l'equilibrio fra libertà di stampa e libertà individuale? E che interesse generale può avere la vita di un attore o di un commediante? Fino a che punto i media devono tenersi alla larga da persone coinvolte in scandali o terribili omicidi? A quali risarcimenti (come è capitato a Sienna Miller) ha diritto chi è oggetto di "abuso di attenzione" da parte di media ultragressivi? Al giudice Leveson toccherà dare la risposta. Sarà un giudizio che necessita le doti di Re Salomone, dato che spesso vittime e carnefici sono stati consenzienti.
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