Elisabetta, regina di pubbliche relazioni

E' forse la visita di Stato più difficile della sua lunga vita da monarca. L'obiettivo era ricucire il rapporto tra Regno Unito e Irlanda e mettere una pietra tombale su una storia tormentata, un percorso doloroso, segnato da una sofferta occupazione, dalla lotta per l'indipendenza e poi da 30 anni di terrorismo e sangue nell'Ulster. Grazie a una perfetta regia e a una recita da grande professionista, senza una sbavatura, Elisabetta è riuscita a conquistare il cuore di gran parte degli Irlandesi, facendo loro dimenticare la brutalità del nonno Giorgio V. Un re che prima dei disordini e della spietata repressione delle forze inglesi nel 1920, aveva ricevuto una calda accoglienza a Dublino nel 1911. Da allora, cent'anni fa, nessun reale inglese aveva messo più piede in terra d'Irlanda.


 Gli Irlandesi, cattolici, non hanno mai perdonato agli inglesi l'atteggiamento coloniale e lo sfruttamento che li ha costretti a un'emigrazione di massa, oltre all'ingratitudine per il sangue versato per la madrepatria quando l'Irlanda era parte integrante del Regno Unito. Un rapporto marcato da supponenza e superiorità degli inglesi che, davanti alla rivolta nazionalista sono ricorsi a una brutale repressione. Il copione della visita, in questi primi due giorni in cui si sono concentrati i più importanti impegni ufficiali è stato costruito ad arte per rimarginare una ad una le piaghe che restano aperte nella memoria degli irlandesi. Prima di tutto Elisabetta ha dedicato ben 4 giorni alla visita, un periodo assai più lungo della norma. Ha vestito di verde per celebrare il colore nazionale. Ha poi onorato i 49mila caduti della Prima Guerra mondiale che hanno combattuto per l'impero, oltre a rendere omaggio alla memoria di celebri eroi repubblicani. Un boccone duro da inghiottire per una regina. Ha poi visitato Croke Park, il grande stadio di Dublino dove le forze inglesi spararono sugli spettatori nel 1920, ammazzandone 14, in cieca rappresaglia per l'uccisione di soldati inglesi da parte dei ribelli. La visita è inoltre giunta in un momento terribile per l'economia irlandese, che ha ricevuto aiuti extra dai vicini inglesi. Un gesto apprezzato dall'ex presidente irlandese Mary Robinson, secondo cui "la visita servirà a rilanciare il rapporto tra i due Paesi su nuove basi". Da notare peraltro che a seguito di Elisabetta c'è il premier David Cameron che ha incontrato l'omologo irlandese Enda Kelly per discutere di cooperazione e affari. Una presenza carica di significati, quella dell'85enne Elisabetta, che si è esibita senza mai perdere un colpo sotto le lenti delle telecamere che l'hanno marcata da presso a ciclo continuo. Tutte le maggiori reti Tv britanniche stanno infatti seguendo la visita passo a passo, creando un effetto "volemmosse bene e scurdammoce o' passato" che sta conquistando il cuore degli inglesi. Gli irlandesi, da parte loro, hanno avuto il loro tornaconto, al punto da investire in un momento gramo per l'economia ben 30 milioni di euro in misure di sicurezza per evitare attentati o gesti dimostrativi degli estremisti irriducibili. Nel 2011, d'altronde, per due Paesi che condividono la stessa cultura e hanno ormai intensissimi rapporti economici era tempo di chiudere definitivamente un ciclo. Elisabetta, senza scomporsi e senza mai mettere un piede in fallo, ha officiato il rito della riconciliazione, compiendo uno slalom politico-diplomatico da grande discesista. Culminando nella nottata con un discorso commovente e calibrato in cui ha chiesto scusa a modo suo della fase colonialista, esprimendo < sincero e profondo rammarico per il tormentato rapporto tra i due Paesi > e dicendo che < guardando indietro agli eventi passati ci sono fasi della storia che avremmo voluto veder scritti diversamente se non scritti del tutto >. Proprio nella fase del tramonto del suo lungo regno ha chiuso una partita storica che era rimasta in sospeso ed evidentemente non aveva intenzione di delegarla ai posteri. Ha operato con impegno, mostrando di avere un cuore come solo lei sa fare, mettendo sempre davanti il cervello all'esternazione dei propri sentimenti.  Regalmente, ma umanamente. La classe non è acqua.