Quando la neve isola un’isola

Un poco di neve, al massimo una decina di centimetri nei posti più colpiti e qualche grado sottozero e la Gran Bretagna e' andata in tilt.  Strade rimaste ghiacciate per giorni, treni rallentati, quando non sono stati cancellati, l'aeroporto di Heathrow paralizzato per tre giorni e funzionante a singhiozzo per altrettanti hanno esposto al mondo intero la fragilità della condizione esistenziale di un'isola. E ciò, in particolare, per gli stranieri di ritorno a casa per le feste natalizie che si sono trovati in preda alla sindrome del topo intrappolato.

Va detto che il maltempo dei giorni scorsi ha colpito duramente tutti i trasporti in Europa, compresa la potente e attrezzata Germania. Le scene di auto abbandonate nella neve pochi giorni fa sulla Bologna- Firenze di casa nostra parlano da sole. Ma la Gran Bretagna, in questa gara alla paralisi invernale vince sempre. Lambita dalla tiepida corrente del Golfo, l'isola britannica, se si eccettua la Scozia, alcune zone centrali delle  Midlands e il Nord Est del paese, ha un clima mite. L'inverno londinese normalmente ha temperature più "romane" che "milanesi" e il termometro va raramente sottozero.  Capita spesso che a gennaio o febbraio quando il maltempo viene da Sud Ovest in forma di abbondanti piogge la temperatura massima a Londra o nel Sud Ovest tocchi picchi di 15 gradi e la minima non vada sotto i 5. Negli ultimi 20 anni a Londra ha nevicato in modo serio non più di una dozzina di volte. Ovvio quindi che davanti a quello che è stato definito l'inverno più freddo da un secolo (da notare che la stagione è iniziata da un paio di giorni soltanto e che prima eravamo ancora in autunno) il Paese si sia trovato impreparato. A Londra non esiste un'auto dotata di catene o gomme neve, il sale da cospargere nelle strade scarseggia regolarmente alla seconda nevicata, gli spazzaneve sono rarissimi,  al punto che nei giorni scorsi la gente comune si faceva largo davanti a casa gettando il sale della lavapiatti sul marciapiede. Intere strade secondarie sono rimaste imbiancate per giorni perché non è passato un mezzo pubblico a pulire. Ma il peggio sono stati gli aeroporti con la scandalosa paralisi di Heathrow che ha esposto ai media internazionali la fragilità di uno dei maggiori scali aerei del mondo. La spiegazione, ancora una volta è semplice: taccagneria. Aveva colpito Gatwick lo scorso anno finché il piu' piccolo aeroporto londinese ha iniziato a investire in spazzaneve: Così quest'anno e le cose sono andate assai meglio di Heathrow che volendo risparmiare in investimenti sui mezzi d'emergenza è prima rimasta paralizzata e poi ha potuto solo garantire lo sgombro di una delle due piste. Per un Paese che ha basato le proprie fortune sulle comunicazioni con il mondo e' stata una brutta umiliazione. Non a caso il sindaco Boris Johnson che deve tenere alto il vessillo di Londra in vista delle Olimpiadi del 2012 era furibondo. Ma tant'è: come diceva giorni fa alla radio uno dei capi della protezione civile con britannica pragmaticità : "dobbiamo scegliere se vale la pena di investire pesantemente in mezzi anti neve come la Svizzera o la Svezia o affidarci al calcolo delle probabilità considerando che raramente abbiamo degli inverni rigidi". Deve essere il ragionamento che ha fatto la Baa; la società che ha in concessione lo scalo di Heathrow. Ma sono calcoli che vanno a senso unico e non tengono conto dei danni collaterali dei ricoveri ospedalieri delle centinaia di persone cadute sul ghiaccio, degli incidenti stradali, dei danni enormi causati all'economia dalla cancellazione di decine di migliaia di improrogabili appuntamenti d'affari. Per un paese che ha costruito sull'attrattiva agli investimenti stranieri il proprio futuro è forse ora di fare calcoli meno cinici e miopi e guardare di più al lungo termine. Partendo dagli scali dei Terminal.