Quando l’Occidente piange in greco

Hydra Ah la Grecia! Il Paese a cui dobbiamo la nostra beneamata civiltà pare oggi incarnare l'avanguardia della nostra rovina. Bassa produttività, settore pubblico elefantiaco, corruzione, alta evasione fiscale, prezzi fuori mercato, conti truccati per entrare nell'euro e una proposta pressocchè inesistente di beni e servizi da scambiare sul mercato internazionale, sono le sette teste da tagliare di una pericolosa Idra che come un gigantesco parassita impedisce ai greci di decollare. La pezza da 110 miliardi di euro di crediti messa dalla Ue e dal Fmi giunge a condizioni draconiane, obbligando il Paese a ridimensionare il proprio tenore di vita di un terzo. Certo, si dirà, date queste premesse era meglio che la Grecia non fosse mai entrata nell'euro. Inutile rilevare che gli inglesi, da quando l'ultima crisi e scoppiata, hanno trovato conferma sul loro scetticismo nei confronti della moneta unica. Oggi per la Grecia siamo di fronte a un'enorme resa dei conti per chi ha vissuto per anni al di sopra dei propri mezzi e ora deve sudare sette camicie per tornare in carreggiata, cosciente che i prossimi anni di sforzi serviranno a ripagare i debiti piuttosto che a creare benessere. E' un quadro triste in cui, in varie misure, tutti i Paesi occidentali si specchiano. Chi non è esente da debiti scagli la prima pietra, chi ha alta produttività si faccia avanti come pure chi ha un settore statale asciutto o prezzi e costi fortemente competitivi. Ovviamente, però, è tutta una questione di proporzioni tra i diversi membri dell'Ue.


Dopo la bolla della finanza privata e il rapido aumento del debito pubblico per tamponare il tracollo bancario ci troviamo ora davanti a una bolla di finanza statale che deve essere sgonfiata con cautela, pena il default, la bancarotta nazionale. La Grecia è un caso patologico, è l'anello debole della catena, ma, come abbiamo visto in questi giorni, in gradi diversi altre nazioni sono in difficoltà: le agenzie di rating le hanno già messe in fila in una graduatoria del peggio: a giudicare dagli spread con i Bund, i titoli di stato tedeschi, al paese ellenico seguono il Portogallo, la Spagna e, fortunatamente, a buona distanza, l'Italia. Sono i cosiddetti PIGS, dove, però, alla lettera I sarebbe più appropriato mettere l'Irlanda al posto del nostro Belpaese, considerando il tracollo economico che ha subito la piccola tigre celtica. Ciò che non rassicura è che, a parte la Gran Bretagna, che è fuori dall'euro e nuota comunque anche essa in un mare di debiti, la stessa Francia non è in condizioni rosee e anche la Germania procede a fatica. Non a caso Berlino ha messo in guardia che non potrà ripetere lo sforzo fatto per salvare la Grecia una seconda volta. Il che significa, in caso di fallimento del piano greco, il rischio di una disintegrazione parziale dell'euro, almeno tra Paesi del Nord e del Sud Europa. Le grandi crisi mettono a nudo le carenze strutturali. Anche l'America sta male e manifesta in buona parte gli stessi sintomi degli europei sul fronte del debito ma, in virtù di una struttura federale blindata e grazie ai trasferimenti dal centro agli Stati in difficoltà, l'Alabama non litiga col Massachussets o la Luisiana con il Wyoming. In Europa, dato che ogni Stato resta sovrano, sta ad esso, una volta che ha aderito al club, onorarne le regole, impegnando la propria credibilità. Questa volta però, data l'entità di crediti erogati, il piccolo Paese ellenico pare proprio essere finito di fatto sotto tutela, ridotto a sovranità limitata. Con tutti i rischi di rancori e risentimenti che ciò comporta. Gli euroscettici che mettevano in guardia dalla moneta unica poichè in caso di crisi le tensioni si sarebbero acuite enormemente tra Paesi Ue vedono avverarsi le loro previsioni. Per l'Occidente è un momento difficile. La Grecia ha assunto il ruolo di campanello d'allarme.   

  • Roby |

    per i prossimi 3 anni ne vedremo di tutti i colori…il sitema euro e’ gia’ in crisi, ma con la crisi sociale che sta per arrivare ci sara’ una svolta la provatizzazione delgi stati indebitati da parte degli indiani, russi, arabi e forse cinesi. Quindi autostrade e ferrovie in mano di compagni straniere. Asset aziendali in mano di compagnie straniere sopracitate. Altro che sindacati, cassa integrazione e ferragosto…si lavorera’ piu’ di prima, meno tempo, ma le paghe, forse, aumenteranno. Questo scenario inizera’ con la Grecia, Portigalli e poi Italia e Spagna. In Inghilterra questo non accadra’ perche’ ha la sua moneta, e gli inglesi sono un popolo furbo…sa curare i propri interessi.

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