C'è poco da fare: quando un Paese si ritrova con un cratere da colmare nei conti pubblici, la cittadinanza schiacciata dai debiti privati e una ripresa assai anemica, c'è solo una soluzione: potare energicamente le spese, aumentare sensibilmente le tasse nei limiti del possibile, sperando che l'economia riparta con vigore per assicurare un gettito all'erario sufficiente per invertire un trend preoccupante. Nei dettagli, l'ultimo budget prima delle elezioni verrà presentato mercoledì 24. Sul fondo, però, date le condizioni di emergenza dell'economia britannica, è da notare che i tre partiti che si affronteranno alle elezioni brillano per mancanza di idee o, se vogliamo, continuano a posizionarsi e riposizionarsi per distinguersi solo lievemente uno dall'altro, salvo poi imitare i rivali quando si accorgono di scivolare nei sondaggi. In questo gioco del vuoto pneumatico finora i conservatori hanno avuto la peggio.
Il partito di David Cameron ha infatti aperto la propria pre-campagna elettorale facendo la voce grossa sullo stato comatoso delle finanze inglesi e preannunciando una serie di tagli nei tempi più brevi possibili per evitare un crollo della sterlina. I laburisti hanno messo in guardia dal rischio di togliere ossigeno all'economia troppo precocemente, poichè c'è rischio che ripiombi in recessione proprio quando sta rimettendo il naso fuor d'acqua. Inoltre hanno messo in chiaro da tempo che, a partire da aprile, l'aliquota massima salirà per la prima volta dopo oltre 20 anni dal 40% al 50% per i redditi superiori a 150mila sterline e i contributi della National Insurance, l'equivalente della nostra Inps, saliranno di un punto, da versare sia dal dipendente sia dal datore di lavoro. I conservatori, pur criticando duramente i laburisti, non si sono ancora espressi sul fronte delle tasse ma tutti sono pronti a giurare che, se prenderanno il potere, almeno per un anno o due lasceranno in vigore la nuova banda alta. D'altra parte, i conservatori hanno vestito gli abiti dei giacobini nei confronti della City, attaccando a più riprese le banche a minacciando tasse e controlli ad hoc sui banchieri, rei di avere scaricato le proprie grane sui contribuenti. La sterzata a sinistra ha fatto perdere consensi al partito tra la base tradizionale. Questa incertezza e ambiguità, unita a uno scandalo fiscale che da un mese vede coinvolto il maggior sostenitore delle casse del partito, Lord Ashcroft, ha danneggiato l'immagine dei tory, riducendo il vantaggio nei sondaggi dei conservatori sui laburisti di oltre 10 punti nel giro di sei mesi: da 44% a 25% a 38% a 31% calcolando una media delle valutazioni delle varie società demoscopiche. Il risultato è che se le cose andranno avanti così, è molto probabile che nessuna formazione politica ottenga una maggioranza netta e che i laburisti di Gordon Brown debbano fare una coalizione con i liberaldemocratici di Nick Clegg. In questi giorni continuano peraltro i negoziati dietro le quinte tra esponenti del Governo e Vincent Cable, ministro ombra liberaldemocratico delle finanze, a cui Brown sarebbe disposto di offrire un posto come cancelliere (ministro delle Finanze) nel prossimo Governo. Durante la crisi finanziaria Cable è diventato il politico più popolare del Paese perchè ha parlato chiaro e ha suggerito soluzioni che il Governo a malincuore ha alla fine fatto proprie. Per concludere, dunque, se Cameron continuerà a fare autogol e Brown a recuperare terreno, ci troveremo per la prima volta dopo oltre trent'anni davanti alla prospettiva di un Governo di coalizione lib-lab. Uno scenario che i mercati più paventano, perchè in un momento in cui serve unità d'intenti e determinazione per fare fronte alla grave crisi della finanza pubblica c'è rischio che la politica innesti un esiziale circolo vizioso di cui la Gran Bretagna non ha in questo momento alcun bisogno.