Parliamoci chiaro: l'ondata di indignazione di questo ultimo mese, alimentata da chilometrici quanto dettagliati rendiconti da parte dei media, ha alla base una serie di semplici scandaletti. Questi hanno tutti in comune un leitmotiv: i parlamentari britannici hanno abusato del loro potere e, pur non facendo nulla di illegale, hanno approfittato del generoso sistema dei rimborsi spese (in termini di controlli ma non di cifre erogate) per ripagarsi spese private che poco hanno a che fare con la loro funzione di rappresentanti dei cittadini. Dalle spese per il giardino alla ristrutturazione della seconda casa fino al rimborso di 5 sterline di elemosina da parte di un deputato particolarmente meschino. E' forse in occasione di scandaletti come questi, che implicano una cattiva gestione del danaro pubblico ma nulla di realmente illegale, che viene allo scoperto la natura relativamente onesta del sistema politico britannico rispetto a sistemi molto più corrotti, come purtroppo quello nostrano. I paragoni dei media con la rivoluzione francese fanno peraltro sorridere dato che il popolo qui a Londra non pare proprio avercela con la Monarchia, che resta sempre assai popolare, ma con i rappresentanti democraticamente eletti. Paradossi di un Paese eccentrico che però da un mese in qua ha perso le staffe con la propria classe politica decidendo di mandarla a casa. Le elezioni europee di fine settimana ci diranno se siamo di fronte soltanto a un malcontento o a un vero e proprio terremoto.