UN MUSULMANO PER LA MEDIOBANCA INGLESE

Mentre in casa nostra si torna a discutere di Governance ai vertici di Mediobanca, con l’immobile mulinare di nomi noti e nuove ipotesi sulle sorti dell’evergreen Cesare Geronzi, a Londra la finanza inglese ha compiuto un nuovo salto di qualità mettendo al vertice di Cazenove, il blasonato broker di cui si serve la Regina Elisabetta, un musulmano doc: Naguib Kheraj. Visto da casa nostra parrebbe un vero colpo di follia.

Naguib_3  Non dello stesso avviso è stato il presidente di Cazenove, David Mayhew, che ha ignorato prestigiose candidature interne, tutte di ottima famiglia. Cazenove da un paio d’anni è parte del colosso americano JP Morgan Chase. Ricordo che fino a 6-7 anni fa la banca era inaccessibile ai giornalisti stranieri e aveva pochi contatti anche con quelli britannici. Ci andavano a lavorare solo banchieri inglesi di ottima famiglia che parlavano con un accento strettamente "upper class". Il broker era, come Mediobanca, una banca di relazioni, che traeva la propria forza dai contatti personali con le società del Ft-Se 100. Aveva una proiezione internazionale minima, ma era radicatissima sul territorio. La discrezione era estrema. Ironia della sorte, Cazenove ha intessuto per anni un rapporto privilegiato con Mediobanca.  Fondata nel 1819 dal ventenne Philip Casenove (probabilmente un nome di origine italiana derivato da Casanova) e da John Menet, figlio di profughi Ugonotti francesi, giunti in massa a Londra dopo che nel 1685 il Re Sole mise al bando i protestanti, revocando l’editto di Nantes di Enrico IV, la Cazenove crebbe fino a diventare una potenza sotto Margaret Thatcher, gestendo gran parte delle privatizzazioni inglesi. E ciò in virtù di un inattaccabile "capitalismo relazionale". Per dare un’idea di quanto chiusa ed elitista fosse la banca, essa reclutava personale solo tra gente che aveva frequentato i college più esclusivi, come Eton e Winchester, o membri della prestigiosa Brigade of Guards. L’arrivo degli americani, che si sono presi d’un colpo un’importante rete di relazioni nella City, ha contribuito all’apertura di Cazenove degli ultimi anni. Ma tutto sommato la Caz, come la chiamano gli insider, resta ancora oggi fedele al proprio Dna. Come mai allora il colpo di testa? Elementary, direbbero gli inglesi, Kheraj è un banchiere di razza. A 28 anni era già managing director di quella che era ai tempi la Salomon Brothers. A 39 è diventato direttore finanziario del colosso bancario inglese Barclays. Kheraj, va ammesso, è ismailita, la setta più aperta e articolata tra i musulmani, quella che fa capo all’Aga Khan. Dell’Aga Khan Naguib è peraltro prezioso consigliere. Va anche detto che il 44enne banchiere ha compiuto studi al Dulwich College e all’Università di Cambridge, dove si abbeverano i rampolli dell’establishment. Ma Cambridge recluta solo per merito e comunque Kheraj ha lavorato in Medio Oriente, Pakistan e Svizzera. Tutt’altro che  un indigeno insomma. Morale: la City sarà entrata in crisi e rischia di attraversare un brutto periodo. Ma questa capacità di rigenerarsi che dimostra le va a merito. Una capacità che trova la propria ragion d’essere in un semplice concetto: spirito di sopravvivenza. Sapremo in qualche modo imitarla? 

  • supercristian |

    Sapremo in qualche modo imitarla?
    No e le cronache di questi giorni non smentiscono nulla.
    Se Geronzi, plurimputato, ancora imperversa nel mondo bancario un motivo ci sarà.
    Se leader carismatici come i fratelli Arpe, Siniscalco, etc gravitano o per un motivo o per un altro nelle orbite delle banche starniere un motivo ci sarà.
    Non vedo schiarimenti all’orizzonte tanto più in Mediobanca.

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