Forse non tutti sanno che al di là dell’intramontabile Bibbia, che è il libro per antonomasia sia per carisma sia in termini di vendite (si dice 5-6 miliardi di copie), lo scrittore che ha venduto più copie in assoluto è stata la regina del thriller Agatha Christie con 4 miliardi. Molto distaccata, la nostra JK Rowling, seguita da Enid Blyton con la serie Noddy con circa le stesse vendite (400 milioni) e JRR Tolkien, l’autore del Signore degli Anelli e Hobbit con oltre 200 milioni di copie. La lista prosegue sterminata, scendendo per li rami, con autori a grandissima tiratura da decine di milioni di copie come Beatrix Potter (Peter Rabbit), AA Milne (Winnie The Pooh), o Ian Fleming, Stephen King e Ken Follett per rimanere ai contemporanei. La forza della parola e dell’immaginazione ha prodotto peraltro una serie di prodotti "derivati". Basti pensare alle piece teatrali: the Mouse Trap, tratta, guarda caso, da un romanzo di Agatha Christie, nell’agosto del 2007 ha toccato il record di 25 anni di programmazione nei teatri del West End e 22.800 repliche. Non contiamo poi gli adattamenti in film: i cinque film di Harry Potter hanno fruttato al box office 4,5 miliardi di dollari oltre ad alimentare tutta l’industria dei gadget ad essi collegata. I tre film tratti dal Signore degli Anelli hanno fruttato 2,9 miliardi di dollari. Il bello dello scrivere è che i costi sono minimi, non si hanno aziende da gestire e al resto ci pensano gli altri. I nostri autori si contentano delle royalties. Le chances di successo, va detto, non sono elevatissime, ma a guardare ai risultati di numerosi autori inglesi, chi ama una vita più spirituale può essere confortato dall’idea che per fare soldi non deve necessariamente fare l’imprenditore, il banchiere, il calciatore, il modaiolo o il commerciante. Nell’era globale l’arte può rendere e la parola essere realmente un’arma "fatale".