Antonio Maria Costa, responsabile dell’Ufficio Narcotici e Crimine delle Nazioni Unite ha mandato un pesante avvertimento al mondo delle "celebrity": scrivendo sul settimanale The Observer ha detto che se è vero che pop star come Bob Geldof, che si batte per l’Africa, e Bono, che lotta per la riduzione del debito ai Paesi più poveri, costituiscono un esempio per i giovani, una gran quantità dei loro colleghi, che fanno della droga uno stile di vita, costituiscono non solo sono un pessimo esempio, ma danneggiano regioni sfortunate del mondo come l’Africa Occidentale. Costa ha fatto due esempi negativi citando la supermodella Kate Moss (nella foto) e la cantante Amy Winehouse (foto successiva).
Quella delle celebrity che sposano una buona causa come Angelina Jolie, "ambasciatrice" dell’Alto Commissariato per i rifugiati (Unhcr) è una bella trovata pubblicitaria. La celebrity accresce la propria fama dandosi un’aria "buonista" e l’organizzazione internazionale che la impiega attira l’attenzione della gente alla propria causa. Non è un esercizio esclusivamente cinico perchè molte celebrità lavorano in buona fede e impegnano parte del loro tempo per una giusta causa. Pensiamo, sempre restando all’Africa, all’impegno contro il commercio di diamanti da zone di guerra o al "fair trade", il commercio di beni a un prezzo equo che rispetti gli equilibri delle economie rurali. Costa nel suo intervento rilevava però che "per ogni celebrità che abbraccia una nobile causa ce ne sono 10 che non hanno la più pallida idea". Anzi, secondo l’alto funzionario dell’Onu "mentre alcuni idoli pop in buona fede o star cinematografiche esprimono la loro rabbia contro la sofferenza in Africa, il loro lavoro viene minato dalle abitudini alla droga di colleghi incoscienti come Kate Moss". Costa ha ricordato che gran parte del traffico di cocaina passa per l’Africa Occidentale alimentando miseria, violenza e corruzione in regioni dove i Governi sono deboli e incapaci di fare rispettare la legge. E ha lanciato un severo monito rilevando che la Storia rischia di ripetersi. "Nel XIX secolo – ha scritto – la fame di schiavi degli Europei devastò l’Africa occidentale. Duecento anni dopo, il crescente appetito di cocaina rischia di fare lo stesso". Nessun uomo è un’isola in un mondo globale e le abitudini egoiste di ognuno di noi rischiano di fare danni incalcolabili a migliaia di chilometri di distanza. E’ importante almeno saperlo.