Il Dna del Grande Fratello

Non è un caso che la Gran Bretagna sia la patria di George Orwell,il grande scrittore che nel racconto "1984" descrive una società controllata fin nei minimi dettagli da un Big Brother, un Grande Fratello, dittatore dello Stato totalitario di Oceania. Orwell scrisse il romanzo nel 1948 (immaginando una data futura a cifre invertite) ispirandosi all’Urss di Stalin. Oggi, sessant’anni dopo, il Grande Fratello è arrivato guarda caso nella capitalista Gran Bretagna, il Paese in cui c’è la maggiore schedatura di Dna del mondo, oltre al maggior numero di telecamere. Da giorni infuria il dibattito sulla necessità di schedare tutta la popolazione, su richiesta della polizia. Il Governo per ora ha detto no. Ammantandosi paradossalmente di un’immagine "liberale"..

Il tema è tornato d’attualità dopo che la polizia ha detto che due recenti orribili crimini a matrice sessuale sarebbero stati risolti in 24 ore invece che in mesi se la schedatura della popolazione fosse stata totale. Detto per inciso, i crimini sono stati risolti grazie alla prova del Dna. Il Governo ha detto che i 4,5 milioni di cittadini schedati sono sufficienti, rispondendo picche alla proposta di Scotland Yard. Intanto due cittadini inglesi hanno fatto ricorso alla Corte europea che dovrebbe pronunciarsi a breve su casi in cui la schedatura violerebbe la privacy della popolazione. Se i due avranno partita vinta, circa mezzo milione di persone verranno tolte dall’archivio. Ma il 90% dei dati resterà intatto. La polizia ha facoltà di prendere un campione di Dna da chiunque abbia compiuto un reato. Intanto, per i reati di terrorismo, il fermo di polizia è salito da 14 a 28 giorni e, sempre su suggerimento delle forze dell’ordine, il Governo vorrebbe salire a 42 giorni dopo che è stata bocciata una prima proposta di Blair nel 2006 che puntava addirittura a 3 mesi. Le telecamere installate in Gran Bretagna, tra pubbliche e private, sarebbero 15 milioni secondo le stime più alte e 4,2 milioni secondo le più conservative emesse dalla Royal Academy of Engeneering. In questa ipotesi minima saremmo comunque al 20% del totale di telecamere mondiali. Nella sola Londra il Governo aveva installato al settembre 2007 10.524 telecamere per un costo al contribuente di circa 300 milioni di euro. Ogni inglese sarebbe ripreso da un video 300 volte al giorno. Non c’è che dire: ormai siamo tutti famosi! L’ossessione per la "security", dopo gli attentati terroristici del luglio del 2005 e quelli mancati dell’autunno del 2007 hanno dato alla polizia un’influenza enorme sul Governo che vuole a tutti i costi mostrarsi nerboruto di fronte a un elettorato impaurito. Così le proposte della polizia che chiede ovviamente gli strumenti più efficaci, passano regolarmente. La logica è perversa: i 90 giorni di fermo erano invocati da Scotland Yard perchè i terroristi islamici sono difficili da individuare, si nascondono dietro falsi nomi, hanno ramificazioni e cellule in giro per il mondo e dunque, per stare tranquilli conviene torchiarli e tenerli a bagno per tre mesi senza un processo. Quanto alle telecamere, grazie alle quali i terroristi del luglio 2005 vennero individuati, la polizia le ha additate a esempio di efficienza. Perchè dunque non moltiplicarle ulteriormente? E il Dna? Se fossimo tutti schedati sarebbe meglio e meglio ancora se tutto il mondo fosse schedato. Peraltro sono in gestazione proposte di raccolta di un crescente numero di dati individuali per chi passa negli aeroporti europei e americani. Fin qui la polizia. Se poi passiamo alle carte di fdeltà dei supermercati, a internet che estrae velocemente dati sulle nostre preferenze il gioco è fatto. Siamo sempre più controllati. E la Gran Bretagna è all’avanguardia di questa nuova tendenza. Con buona pace per la libertà individuale. Ma Tony Blair lo aveva già profeticamente detto < La prima libertà è la sicurezza. Senza di essa le altre non contano >. Peccato che non abbia aggiunto un corollario: che più cresce la sicurezza e più cala la libertà..