Nigella Lawson, graziosa figlia di Nigel, ministro dell’economia di Margaret Thatcher, moglie di Charles Saatchi, ex-pubblicitario e grande collezionista d’arte, regina di un noto show televisivo di cucina ed ereditiera di un patromonio di 15 milioni di sterline (20 milioni di euro) ha detto che non lascerà nulla ai due figlioli che dovranno guadagnarsi la vita da soli. Poi si è corretta, dicendo che non li farà morire di fame, ma darà loro il minimo indispensabile perchè è diseducativo per un giovane sapere che può fare a meno di lavorare. La decisione di Nigella ripropone un tema caro al mondo anglosassone. L’americano Bill Gates, patron di Microsoft nonchè l’uomo più ricco della terra, lascerà agli eredi pochi milioni di dollari per offrire loro una rete di protezione. Il resto andrà in opere caritatevoli.
Inglesi e americani risentono fortemente del comune stampo puritano, secondo cui il lavoro nobilita e nella vita le cose bisogna guadagnarsele. La self reliance, l’autosufficienza, la capacità di badare a se stessi, è uno dei pilastri del sistema di valori anglosassone. Al punto che il romanzo Robinson Crusoe di Daniel Defoe, che racconta di un naufrago su un’isola deserta che deve arrangiarsi per sopravvivere, è considerato come uno dei testi letterari più importanti sullo spirito d’impresa. Il merito individuale è l’altro pilastro del mondo anglosassone che a noi latini a volte pare rasentare la crudeltà. Come può un genitore essere così spietato da gettare il figlio in mare aperto senza nessun aiuto a abbandonarlo alla selezione della specie? I difensori del merito sono però pronti a dare una lettura altrettanto cristiana: dare a un giovane ozioso un vantaggio di partenza su un altro senza soldi e pieno di buona volontà è altrettanto ingiusto secondo una morale che vuole la protezione dei deboli. Così, in fondo, una dotazione ragionevole ma non eccessiva contro la cattiva sorte e il resto del danaro ripartito tra gli altri bisognosi della terra, come pensa Bill Gates, può essere una soluzione equa. Il mondo non è comunque in bianco e nero e lo stesso Saatchi, che ha sposato Nigella in seconde nozze e avrebbe un patrimonio di 100 milioni di sterline (140milioni di euro), non la pensa allo stesso modo ed è convinto che ai figli bisogna lasciare un’eredità. Sarà lo Stato eventualmente a garantire una società più equa con le tasse di successione. I critici accusano Nigella di ipocrisia dato che a propria volta eredita. Nigella, che non ha avuto una vita facile dato che il primo marito è morto di cancro nel fiore degli anni e ha dovuto tirare su i propri figli da sola, oggi è una donna di successo ed è convinta che la necessità sia una molla importante per riuscire. Bisogna poi considerare un’altra differenza, tra quella che qui si chiama old money, il danaro accumulato in generazioni seguendo regole spartane di comportamento (un’altra forma di puritanesimo) e i nuovi ricchi, che hanno fatto danaro rapidamente durante la bolla di internet e vogliono spenderlo tutto nell’arco della loro vita incitando i figli a emularli. Ma c’è anche chi, partendo da zero, ha fatto fortuna e non vuole che i propri figli patiscano le stesse privazioni che egli ha provato. Insomma, una storia complicata, quella dell’eredità, senza una soluzione pronta. Anche perchè molto dipende dai figli, se sono probi o spendaccioni, spartani o decadenti. In linea di massima l’idea di fare loro condividere un’eredità con i bisognosi del resto del mondo come propugnano Gates e molti altri "puritani" non è sbagliata. Per applicarla bene ci vuole però la saggezza di Re Salomone…