Tony Blair, gli affari dopo la politica

In Italia, di banchieri-politici, ne abbiamo avuta una messe. Come pure di continue incursioni della politica nel mondo bancario. In Gran Bretagna, dove prevale una divisione della vita per fasi successive, i politici, piccoli e grandi, prima fanno i politici e quando vanno in pensione prestano i loro servigi al mondo del business o delle banche. Ultima entry, della serie dei politici che diventano banchieri, è Tony Blair, che diverrà advisor e cioè consigliere della banca d’affari americana J.P.Morgan.

Quello di passare al mondo degli affari dopo una periodo in politica è, in fondo, un modo chiaro e pulito di operare. Dal Paese in cui politica e affari sono tenuti rigorosamente divisi, giunge infatti una lezione importante: ci sono stagioni nella vita e quando uno fa il politico non fa altro che quello. Una volta che decide di ritirarsi ci sarà sempre un’azienda pronta a utilizzare i suoi servigi e le sue conoscenze. Il politico sa che potrà garantirsi un reddito e, mentre svolge il suo lavoro di ministro o parlamentare, lo fa a tempo pieno, senza pensare di trarre altri profitti inconfessabili, abusando del proprio potere. Ovviamente, deve essere un politico di valore per essere poi richiesto dal mercato. In Gran Bretagna vi sono peraltro, come in altri Paesi, politici che svolgono altri lavori o li hanno svolti prima di entrare in politica. Basta che li dichiarino in un apposito registro sui conflitti d’interesse per evitare che intralcino il loro lavoro di parlamentari e che siano interrotti o troncati quando si riveste posizioni ministeriali.

La second life dopo la politica, può essere peraltro assai interessante. In alcuni casi, come quello di Blair, il piatto può essere ricchissimo: si dice che alla J.P.Morgan prenderà 500mila sterline l’anno (700mila euro) per un lavoro part-time di consigliere. Avrà dunque tutto il tempo di aggiungere una fila di altre consulenze per altre società. Oltre ai discorsi pubblici. Pare che l’ultimo, negli Usa, gli abbia fruttato ben 500mila dollari…La novità in Gran Bretagna è che finora erano gli ex-ministri e specialmente ex-primi ministri conservatori a entrare nel mondo del business, mentre i laburisti si ritiravano in una dignitosa pensione. Il "giovane" Blair, che non ha mai fatto mistero di amare il danaro e il mondo degli affari, è dunque la prima grande eccezione nella casa della sinistra britannica. Un illustre precedente a cui, possiamo stare certi, altri seguiranno. E da noi? Finchè avremo la categoria dei politici a vita sarà impossibile tentare l’esperimento. Contenti loro, direte voi. L’importante è che non facciano altro che quello e non siano tentati dal lucrarci. Altrimenti son dolori. In questo, gli inglesi, che conoscono la natura umana, hanno avuto l’intelligente trovata di obbligare il politico a fare solo il politico o solo l’uomo d’affari. Può fare tutti è due ma in tempi successivi.

  • Martino L. |

    Caro Marco, finalmente riesco a vederde la grande novità di fine 2007, ovvero il tuo blog.
    Davvero una idea interessante ed una grande soddisfazione per te. Bello poter scrivere di tutto senza tener conto di spazio e richieste italiane..
    Venendo a Blair alla JP Morgan, mi viene in mente una frase del tuo amico Caprarica che, ospite da Fazio, aveva detto “La differenza tra i politici anglosassoni e quelli italiani è che i primi si arricchiscono dopo aver fatto politica, invece i secondi, mentre la fanno”.
    Che fosse una novità per un laburista non lo sapevo, ma stiamo certi che sarà un precedente imitato.
    Cari saluti a tutti e tre.
    Martino L.

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