Il polverone della Brexit, con le sue varie involuzioni e colpi di scena, ha offuscato tante realtà di fondo dell’economia britannica che hanno proseguito imperterrite il loro corso. Per cui forse a molti è apparsa come una sorpresa che i salari medi dei lavoratori tra i 16 e i 65 anni di età hanno finalmente raggiunto lo scorso mese il livello, ossia lo stesso potere d’acquisto, del 2008, prima della terribile deflagrazione della bolla finanziaria. Insomma, la notizia sta nel ricordare che fino a pochi giorni fa il benessere dei lavoratori britannici era ancora inferiore a quello di 12 anni fa. Per la precisione sono 511,61 sterline alla settimana del dicembre 2019 rispetto alle 510,96 del marzo 2008 a prezzi costanti, ossia netto dell’inflazione degli ultimi 12 anni.
Non so se ci sia da gioire per la fine della lunga carestia o riflettere sui danni tremendi di questa crisi finanziaria occidentale che ha falcidiato le classi medie e basse del Paese, su cui si è innestata una pesante politica di austerità sotto i conservatori, con David Cameron prima e Theresa May dopo per rientrare dal debito, in buona parte alimentato dagli ultimi anni della politica laburista di Tony Blair e Gordon Brown. Fatto sta che oggi, dopo un dodicennio perduto, la Gran Bretagna finalmente ha messo il collo fuori dalla buca, puntando le carte della riscossa sul nuovo mondo che la Brexit dovrebbe dischiudere. Nell’interesse di tutti non possiamo che augurarci un futuro migliore. Erano 200 anni che l’economia del Paese non passava un periodo così lungo al buio. Se fossero progrediti ai ritmi medi degli ultimi due secoli, oggi i salari medi sarebbero di 652 sterline la settimana, ossia 141 sterline in più, ossia del 28% più alti del 2008. Con i se non si fa la storia, ma servono a prendere le misure, specie degli eventi economici.