La frana che ha sepolto Boris Johnson

Estate, è tempo di frane, piu’ o meno allegoriche. A noi è toccata la tragedia geologica della Marmolada. Al premier britannico Boris Johnson è toccato uno smottamento senza precedenti del suo Governo, con oltre 40 dimissioni di ministri nelle ultime 24 ore. Motivo: i compagni di viaggio del premier hanno perso completamente la fiducia in lui. Ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è quando è emerso che un deputato predatore sessuale di maschi è stato recentemente promosso a un alto grado del Governo, e cio’ malgrado Johnson fosse al corrente della sua condotta. Questa volta le solite scuse in parlamento non sono servite e nel giro di poche ore c’è stato un esodo di proporzioni bibliche dai palazzi del Governo, tra ministri di prima linea e sottosegretari. In poche parole il Governo britannico di fronte una delle maggiori crisi del dopoguerra ha semplicemente smesso di funzionare.

Piu’ volte avevamo segnalato che un personaggio come Johnson sarebbe stato destinato a una fine traumatica in circostanze grottesche. Cosi è stato: mentre i ministri se ne andavano, Boris contrattaccava cercando di nominarne pateticamente di nuovi per tappare i buchi e provare di avere in mano le redini della situazione. Cio’ si è risolto in una tragicommedia che ha avuto pochi precedenti tra le democrazie occidentali.

L’argomento portato avanti da Johnson era che, grazie a lui, il partito ha avuto una maggioranza parlamentare che non aveva da 40 anni, per cui avendo un alto gradimento del pubblico stava a lui di riparare la situazione stando al timone e nominando nuovi ministri. Il fatto è che cio’ valeva alle elezioni del 2019 quando Johnson ha vinto con 80 seggi di maggioranza. Da allora tra rivolte, scandali che hanno continuamente provato il disprezzo del Governo per la gente comune, il gradimento è andato erodendosi a un sostegno di poco piu’ di 30 parlamentari, fino alla batosta delle ultime due elezioni supplettive, vinte con ampio margine rispettivamente dai rivali laburisti e liberaldemocratici.

Poco prima delle dimissioni correva voce che Boris avesse intenzione di riformare un Governo di cartone con elementi raccogliticci per arrivare a ottobre e concludere l’opera, lasciando qualche forma di eredità del suo operato. Boris ha detto che ha lavorato bene in condizioni estreme tra Brexit, Covid, crisi economica e guerra in Ucraina, facendo miracoli. Per questo voleva ancora del tempo per completare il lavoro. Purtroppo ha dovuto gettare la spugna e gestire un periodo interinale che da oggi apre la ricerca a un suo successore in tempi, si spera, rapidi.

Se dopo tre anni dalla vittoria elettorale e malgrado tutte queste prodezze che vanta, i compagni di partito hanno deciso di abbandonarlo significa che l’esecuzione lasciava come minimo a desiderare e specialmente il controllo della macchina amministrativa continuava a perdere pezzi, sia in termini di standard etici sia organizzativi. Durante il Covid 11 miliardi di sovvenzioni sono andate sprecate con società del settore che spesso eran colluse con ministri e comunque poco competenti. Nella fase iniziale del lockdown nel 2020 Boris che aveva un vantaggio di 2 mesi di ritardo sull’Italia è riuscito a fare peggio di ogni Paese, salvo poi cavarsela con una campagna vaccinale in virtu di buoni prodotti farmaceutici e un sistema sanitario con una infrastruttura funzionante e non capacità operative del Governo. La Brexit ha deteriorato fortemente i rapporti commerciali con la UE, il dossier Nord Irlanda è incagliato e incandescente, l’economia è nella morsa dell’inflazione la produttività non è mai partita seriamente.

Sarebbe comunque ingiusto addebitare ogni magagna a Boris Johnson, ma il suo stile clownesco ed erratico, buono forse per allietare nei periodi di bonaccia, ha reso peggiore le crisi in cui Il Regno Unito si trova. Ha sbriciolato gli standard etici per cui il Regno Unito andava fiero nel mondo, e ora che si sta uscendo dal Covid e ci si prepara a decisioni strategiche importanti, il fatto che i suoi compagni non lo vogliono piu’ la dice tutta sulla stima che avevano in lui. Ma dice anche quanto i conservatori inglesi sono a loro volta scivolati in basso. E cio’ malgrado il leader laburista Keir Starmer sta guadagnando qualche posizione nei sondaggi ma non è riuscito ancora a sfondare seriamente. Poveri inglesi: cercasi disperatamente una migliore classe dirigente. Anche se ormai sta diventando sempre piu’ un tema comune ad altre democrazie..