"Se resto non parto, se parto non resto, nel dubbio funesto non parto né resto". La filastrocca si adatta bene al premier britannico Gordon Brown che, per non urtare gli euroscettici e non scontentare gli eurofili, ha pensato bene di non partecipare a Lisbona alle cerimonia della firma del trattato di riforma della Ue e di presentarsi solo alla fine del pranzo di celebrazione, per poi firmare il documento…da solo, a porte chiuse.
Alla cerimonia ufficiale, avvenuta alla presenza di 26 capi di Stato e di Governo, c’era al suo posto il giovane Foreign Secretary (ministro degli Esteri) David Miliband. La mossa di Brown ha avuto l’effetto di lasciare assai perplessi i colleghi europei e di farsi dare del vigliacco contemporaneamente dai critici e dai sostenitori del trattato in casa propria. Il ministro ombra dei conservatori, William Hague, gli ha dato del pauroso < per avere esitato per una settimana a decidere se farsi fotografare con una penna in mano >, mentre i sostenitori l’hanno accusato di non avere avuto il coraggio di difendere un accordo che il suo Governo ha contribuito a concludere. Brown, nel mirino dei conservatori, che vogliono un referendum sul nuovo trattato, ha per la verità difeso il trattato, dicendo che verrà votato in Parlamento nel corso di un ampio dibattito e dunque un verdetto popolare non è necessario. A questo punto, se fosse stato conseguente, avrebbe dovuto presentarsi come tutti gli altri alla cerimonia. Ma Brown ha accampato un appuntamento importante, un incontro con una commissione parlamentare che aveva in mattinata e gli ha ritardato la partenza. Lo stesso Hague non ha bevuto la storia, dicendo che < tutti gli uomini poltici hanno un’agenda piena d’impegni e cambiano spesso gli appuntamenti >. Specie se è un appuntamento con la storia come questo. Ma evidentemente per Brown non lo era. E il suo lascito nel trattato di riforma della Ue resterà nella foto di gruppo dei capi di Governo dove, al suo posto, rimarrà per sempre un cerchio senza volto con dentro un punto interrogativo.