Dalle stalle alle stelle. Da zimbello della politica britannica, dato per spacciato alle prossime elezioni, Gordon Brown è diventato l’uomo del momento. Il salvatore della finanza britannica se non addirittura globale. Con una cura da cavallo da 500 miliardi di sterline (625 miliardi di euro) di cui 50 miliardi di aiuti statali alle banche, Brown sta facendo scuola in tutto l’Occidente. Al punto che l’America ora si avvia a copiare la ricetta quasi alla lettera. Dopo avere presieduto a un boom economico costruito sul debito, che ha pompato l’economia britannica portandola a ridosso di quella tedesca, ora Brown volta le spalle al liberismo e adotta una medicina di vecchio stampo laburista che pare però al momento essere l’unica per salvare i mercati finanziari dalla rovina e l’economia mondiale dalle depressione. La nazionalizzazione delle banche.
Il pacchetto varato oggi prevede un’iniezione da 37 miliardi di sterline nel capitale del colosso Royal Bank of Scotland (Rbs) di cui lo Stato ottiene in cambio il 57% del capitale e delle banche Hbos e Lloyds Tsb in via di fusione, di cui ottiene il 43%. E’ la maggiore nazionalizzazione dal dopoguerra. Brown ha detto che lo Stato non si metterà a gestire le banche e che resterà il meno possibile nel loro capitale. Ma, di questi tempi, nulla può essere dato per scontato. Sir Fred Goodwin (foto) Ceo di Rbs, noto come "Fred the shred", Fred il tritatutto, per la sua capacità di acquisire banche con voluttà bulimica e poi triturarle e fagocitarle nella capiente pancia del suo gruppo, è costretto a lasciare con ignominia, rinunciando al suo bonus. L’uomo che è stato il simbolo dell’aggressività della finanza mondiale a cavallo tra fine anni ’90 e i primi anni del 2000, l’architetto della mega scalata alla olandese Abn Amro da 72 miliardi di euro vede il proprio gioiello nazionalizzato. Brown, scozzese quanto Goodwin, appiattito sulla City fino a pochi mesi fa, veste ora i panni del fustigatore, scagliandosi contro la cultura del rischio eccessivo e dell’irresponsabilità e chiedendo un freno alle retribuzioni della City. La politica permette queste giravolte. La finanza no e Goodwin paga gli anni della megalomania quando tutto pareva possibile e i banchieri erano divinità intoccabili. Ora nel giro di 6 mesi tra Stato e mercato la sua banca è stata costretta a chiedere 32 miliardi di sterline (40 miliardi di euro) di capitali. Una cifra ben oltre i 15 miliardi di quota parte dell’acquisizione di Abn Amro (scalata in branco da Rbs, Fortis – anch’essa collassata – e Santander che invece tiene botta). Tanti soldi fanno pensare che qualcosa è andato maledettamente storto. Quanto a Brown, finora è riuscito a scivolare elegantemente sulle sue politiche passate, che hanno visto peraltro complici tutti, a partire dai banchieri della City fino agli imbianchini con 12 carte di credito. Ha chiesto il riconoscimento di essersi mosso con determinazione al momento giusto. Bisogna dargli atto di avere indicato il cammino giusto alle altre capitali occidentali. E se il mondo, invece che in una depressione finirà "solo" in una pesante recessione, lo dovremo a lui. In attesa di conferme e considerato come girano le cose, bisogna rendergli atto di avere avuto coraggio e, specialmente, idee originali nell’adottare una decisione che nessuno pensava perchè troppo arcaica. Forse però si rivelerà l’uovo di Colombo di questo orrendo 2008.