Lo dicono gli stessi interessati: da qui a Natale ci sarà una falcidia nel mondo degli hedge funds. Le stime abbondano e prevedono la chiusura di fondi che va da un robusto 25% del totale europeo fino a un apocalittico 80% per i più pessimisti, secondo cui sopravviveranno poche decine. E’ un fatto che siamo davanti a un cambiamento epocale che non farà prigionieri, con un impatto notevole sui titoli azionari.
Gli hedge funds sono stati uno strumento prezioso laddove sono serviti a smussare la volatilità degli investimenti in cui operano, sfruttando le inefficienze del mercato e operando con un gioco di scoperti e ricoperture (hedging appunto) distribuendo i rischi. Si tratta inoltre di aziende imprenditoriali, dove i soci mettono capitale proprio e gestiscono per conto di una clientela professionale, in massima parte istituzionale. Un punto, questo, su cui hanno tenuto a battere in questi giorni in cui sono stati criticati da più parti. Il problema è che gli hf sono diventati troppi e hanno perso la propria specificità laddove nei periodi di crisi la correlazione degli investimenti aumenta rapidamente. Peraltro gli hf c’erano già negli anni ’60, sono poi stati spazzati dai due shock petroliferi degli anni ’70 per poi riaffacciarsi a partire dagli anni ’80 ed esplodere a cavallo degli anni ‘2000. Chiunque avesse fatto soldi o conoscesse amici danarosi negli ultimi anni a Londra metteva in piedi un hedge fund con sede a Mayfair. Per carità, il settore, in Gran Bretagna, è oggetto di controllo e regolamentazione della Fsa, con regole più severe rispetto agli Usa, ma si è trovato in buona parte in mano a nuovi arrivati che hanno fatto ottimi risultati fino a quando tutto saliva e malissimo nell’ultimo anno. Tantissimi sono peraltro piccoli, dato che oltre l’80% del migliaio e passa di hf europei ha un patrimonio gestito inferiore ai 100 milioni di dollari. Ciò ha portato alla richiesta di riscatti, che hanno spinto i fondi a vendere per ottenere liquidità, esercitando un effetto-leva inverso su azioni e obbligazioni comprate a prestito coi soldi delle banche. Da quando molti Governi hanno posto il bando alle vendite allo scoperto (short-selling) molti hf si trovano ancora più in difficoltà perchè devono a operare con una mano legata dietro la schiena. Gli hf lamentano peraltro il fatto che gli shortisti riducevano e non accrescevano la volatilità dei mercati, come possiamo notare dalle violente oscillazioni di questi giorni. Ma ormai la fritata è fatta e molti hf si avviano verso la chiusura o il consolidamento. A che punto di questo processo di dimagrimento forzato siamo giunti è difficile dire. Sta di fatto che moltissimi piccoli e anche molti medi (i grandi hanno le spalle più larghe) sono destinati a sparire con un crescente processo di polarizzazione.