Londra mette la rabbia in piazza

Durante i 18 anni in cui ho abitato a Londra ho assistito soltanto a due megamanifestazioni, con 200/400mila dimostranti. Quella contro la guerra in Iraq del 2003 e quella di ieri contro i tagli al settore pubblico. Ce ne sono poi state di "minori" ma decisamente "arrabbiate" come quelle studentesche nel novembre-dicembre del 2010 c0ntro l'aumento delle tasse universitarie e alcune nella City organizzate da gruppi anticapitalisti tra il 2005-7. Quella di ieri, una delle maggiori del dopoguerra, alla presenza di 250/400 mila manifestanti, secondo le stime, ha assommato il carattere di un'adunata popolare organizzata dai sindacati in difesa dei dipendenti pubblici, con la rabbia sempre piu' cieca dei gruppi anarchici che ormai finiscono regolarmente per dare un taglio aggressivo a queste manisfestazioni. 15 negozi obbligati a chiudere in Oxford Street, occupazione per un'ora della celebre sala da te Fortnum and Mason, danni al leggendario Ritz Hotel e assalto con mazze a sedi di banche del centro come HSBC, Lloyds TSB o Santander. Per una citta' fondamentalmente tranquilla, gaudente e liberale come Londra questi crescenti segnali di rabbia devono essere seguiti con attenzione .

L'attacco puntuale ai simboli del "capitalismo" nella versione piu' avida, secondo i manifestanti, ossia contro quelli che non pagano le tasse o le aziende che le eludono o coloro che continuano ad attribuirsi bonus siderali alla faccia del netto peggioramento delle condizioni delle classi medie, merita a loro avviso una risposta a muso duro.  Tanto piu' in un momento in cui il Governo britannico si appresta nei prossimi giorni, con l'avvio del nuovo anno fiscale, a dare vita ai 300 mila tagli di posti di lavoro nel settore pubblico decisi per fare quadrare il bilancio dello Stato. Posti che vennero dilatati a dismisura e al limite dell'irresponsabilita' negli ultimi anni del New Labour sotto la supervisione di Gordon Brown prima come cancelliere e poi Primo ministro. Una pacchia e un'ilusione che, unita alla licenza che veniva data alle banche di erogare crediti a manetta, ha cullato le classi medie in una grande illusione grazie al boom di posti pubblici e para-pubblici. Ora i conservatori, in coalizione con i partner liberaldemocratici (sempre piu' imbarazzati) si trovano nella necessita' di ridurre il debito per evitare che il Paese si metta sulla strada che porta alla bancarotta in compagnia di Irlanda, Portogallo e Grecia. Il percorso e' giusto ma i tempi troppo rapidi e la cura troppo drastica  secondo i detrattori. Sindacati e laburisti all'opposizione chiedono peraltro una terapia molto piu' morbida pena una terribile crisi sociale. L'esperimento e' peraltro appena iniziato, dato che le lettere di licenziamento stanno partendo in questi giorni. Riuscira' il settore privato a riciclare decine di migliaia di dipendenti pubblici? Questa e' la scommessa di Cameron che punta sul volontariato (Big society) e sulla ripresa dell'industria privata  per riempire gli spazi lasciati vuoti dalla ritirata del settore pubblico a secco di fondi. L'esperimento e' appena iniziato. Se non funzionera' prepariamoci a nuove manifestazioni, con il rischio che tra i dimostranti ci si ritrovi con una rappresentanza crescente di "arrabbiati".   

  • Daniele Meloni |

    Spesso leggendo sui libri degli anni Settanta in Gb, mi sono fatto l’idea che queste proteste erano all’ordine del giorno all’epoca, anzi peggio, molto peggio: con i sindacati onnipotenti, la spazzatura per le strade, la ‘settimana corta’, i cimiteri chiusi per sciopero dei becchini!
    Stiamo vivendo una fase di grande trasformazione sociale, e come tale, di grandi problemi sociali un po’ ovunque…
    Daniele

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