L'ultima notizia della serie, che emerge da un'inchiesta della BBC durata sei mesi, riguarda il cosiddetto "turismo sanitario". Ossia coloro che vanno in Inghilterra a curarsi gratis senza risiedere nel Paese. L'inchiesta evidenzia che, negli ultimi 4 anni, almeno 40 milioni di sterline (50 milioni di euro) sono state segnate alla voce perdite perchè hanno riguardato servizi erogati a persone che non erano idonee ai trattamenti. Secondo la BBC, 45 ospedali su 133 interpellati, pari a oltre un terzo, non si sono mai dati la pena di verificare se i pazienti, che hanno tra l'altro beneficiato gratuitamente di costosissimi esami come la Tac, risiedessero almeno da 12 mesi in Inghilterra. Secondo alcuni, si tratterebbe della punta dell'iceberg di un'imperante sciatteria contabile che potrebbe rivelare ben altre sorprese.
D'altronde, un'organizzazione elefantiaca che costa allo Stato 110 miliardi di sterline (140 miliardi di euro) all'anno e impiega 1,4 milioni di dipendenti, ha una pelle grinzosissima, tra le cui pieghe gli sprechi sono all'ordine del giorno. Secondo una recente stima di Peter Carter, amministratore delegato del Royal College of Nursing, il sistema sanitario potrebbe eliminare tranquillamente sprechi per 5 miliardi di sterline l'anno (oltre 6 miliardi di euro) facendo soltanto più attenzione all'approvvigionamento di materiali, all'acquisto di farmaci superflui, oltre a una legione di consulenti inutili. Secondo Carter, andrebbero peraltro rinegoziate tutte le iniziative PFI, ossia i progetti che hanno coinvolto la cooperazione tra settore pubblico e privato, utilizzate principalmente per costruire nuovi ospedali e ristrutturarne di vecchi. Su un totale di 229 miliardi di costi finali, 56 miliardi sono il costo del capitale e il resto interessi che il contribuente dovrà ripagare durante gli anni. Contratti stipulati a partire da metà degli anni '90 quando i tassi d'interesse erano ben più alti di quelli rasoterra di oggi.
Quando girano tanti soldi, prosperano i progetti faraonici. Tra cui il sogno di informatizzare completamente il servizio sanitario, per avere la situazione in tempo reale di ognuno dei 62 milioni di abitanti del Regno. Partito con costi previsti di 2,3 miliardi di sterline, il progetto è stato finalmente accantonato dai conservatori lo scorso anno davanti alla prospettiva dsi spendere 11,4 miliardi di sterline (15 miliardi di euro). Non sorprende che ora i conservatori al Governo, dopo avere promesso e ribadito che la spesa sanitaria verrà protetta e difesa dall'inflazione, ha iniziato a mettere le mani avanti. Il segretario alla Sanità, Jeremy Hunt, non ha escluso che dopo le prossime elezioni nel 2015, la spesa possa essere "tagliata". L'argomento non è insomma più tabù e la sanità inglese non è più un santuario inviolabile.