Quando i giochi olimpici vennero inaugurati nel 2012 David Cameron promise che avrebbero fruttato alla capitale 13 miliardi di sterline nell'arco di un quadriennio, ossia entro il 2016. Previsione ottimistica? Non proprio, a giudicare da quella fatta ai tempi dalla Lloyds Bank, uno sponsor dei Giochi, che parlava di 16,5 miliardi di sterline nel 2017. Quanto al premier britannico, al tempo diede perfino una distinta dell'origine dei proventi futuri: 4 miliardi in opportunità ad alto valore aggiunto, un miliardo di vendite per le imprese britanniche, 6 miliardi di investimenti dall'estero e ben 2 miliardi generati da un incremento di 4 milioni all'anno del numero dei turisti. Quando una città si espone in un importante evento internazionale è importante valutare i costi e benefici. Il che vale nel nostro caso per Milano, che l'anno prossimo accoglierà l'Expo 2015.
Le Olimpiadi sono costate a Londra 9 miliardi di sterline e ciò che è abbastanza plausibile è che, a metà strada, il bilancio pare buono. Innanzitutto va rilevato che gran parte dei costi sono stati recuperati nella preparazione e gestione dell'evento dato che, per fare il Parco olimpico, le imprese britanniche hanno incassato 6,5 miliardi di sterline. A ciò si aggiungano gli introiti del milione in piú di visitatori durante i giochi. Ma, al di là degli annunci trionfali, riesce ancora difficile quantificare i risultati. Un rapporto della Camera dei Lord alla fine dell'anno scorso era peraltro scettico sul fatto che i Giochi avessero lasciato un'eredità importante in termini di incentivi allo sport per le giovani generazioni. In termini di soldi una recente valutazione del ministero dell'Industria britannico (Department of Business, Innovation and Skills) ha affermato che l'effetto trascinamento su eventi futuri come i campionato del mondo di calcio in Brasile e le Olimpiadi di Rio del 2016 hanno gia' fruttato alle aziende britanniche 130 milioni di sterline. A cui si aggiungono grandi promesse in vista da quelle di Tokio del 2020. Il premier giapponese Shinzo Abe ha in effetti firmato ieri un memorandum di intesa che sancisce la collaborazione tra società britanniche, che hanno dimopstrato di sapere gestire al meglio i Giochi di Londra e quelle giapponesi. Va peraltro segnalato che gli stretti rapporti tra Giappone e Regno Unito, dove 1300 imprese giapponesi danno lavoro direttamente a 140mila britannici (a cui va aggiunto un indotto di decine di migliaia), serviranno da volano per questa nuova iniziativa.
Personalmente, resto scettico sui grandi numeri mulinati in libertà, specialmente perché non è ancora uscito uno studio serio sull'impatto economico dei Giochi. Ma è un fatto che a Londra male non hanno fatto e che le società britanniche hanno saputo approfittarne al meglio, non solo in termini di costruzioni, ma di logistica, pubblicità, turismo, e ogni altra iniziativa legata a quello che può essere considerato collegato indirettamente allo show business, sempre più un ingrediente importante per i Giochi.