A picco nella popolarità ora Boris affronta una rivolta interna

La settimana in arrivo sarà infuocata per Boris Johnson. Il premier britannico è in forte calo di consensi a causa di una crescente ondata di scandali e rischia di perdere un importante seggio alle prossime elezioni supplettive nel Nord Shropshire, oltre a dover affrontare una rivolta del suo partito in Parlamento su una votazione che chiede nuove restrizioni anti-Covid. Il problema del premier britannico è un crollo di credibilità verticale, non solo presso l’opinione pubblica e i partiti d’opposizione ma ora all’interno della compagine dei Tory che lo sostengono. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la notizia che lo scorso anno, sotto Natale, all’apice della pandemia in termini di contagi e decessi, il Governo ha tenuto una serie di party natalizi che hanno palesemente contravvenuto alle regole di isolamento e distanziamento sociale a cui era sottoposta in modo draconiano la popolazione.

Clima festaiolo a Downing Street, nella sede dei Tory e in alcuni altri ministeri, con decine di presenti, secondo la ricostruzione dei media, hanno dato l’idea che il Governo si muova al di sopra delle leggi, oltre a mentire in continuazione (i party sono stati goffamente negati fino a doversi arrendere all’evidenza). Un affronto imperdonabile per tutti coloro che erano costretti a restare in casa e impediti dal poter andare a visitare parenti malati e morenti. Per la prima volta Boris è in serie difficoltà. Molti osservatori convengono che abbia iniziato a subire danni irreversibili. Quanto gravi lo si saprà appunto nei prossimi giorni. Intanto la popolarità del premier per la prima volta è scesa di 13 punti sotto ai laburisti secondo un sondaggio Ipsos Mori da cui emerge per la prima volta che il leader laburista Keir Starmer viene giudicato dalla gente un migliore Premier rispetto a quello in carica, sull’onda di una indignazione generale dell’opinione pubblica, compresi media tradizionalmente schierati con i Tory come The Sun o The Daily Telegraph. Quest’ultimo gli ha perfino dedicato un commento dal titolo “l’inizio della fine” del suo Governo. A peggiorare il clima è poi giunta la notizia di una multa di 17.800 sterline inflitta dalla Commissione Elettorale al partito conservatore per essere contravvenuto alle regole non dichiarando  una donazione fatta al Primo Ministro per permettergli di ri-decorare il proprio appartamento al n 11 di Downing Street.

Johnson sta sempre più diventando agli occhi della gente la caricatura di un bugiardo seriale che opera alla leggera in sprezzo alle regole che valgono per gli altri. Questo atteggiamento ha fatto suonare numerosi campanelli d’allarme nel partito perché il non rispetto delle regole, oltre alla menzogna, sono il peccato più grave per gli inglesi e il fatto che a non rispettarle sia il massimo esponente del partito della tradizione rischia di metterlo in una crisi reputazionale gravissima. Non si sono contate peraltro nelle ultime 48 ore le condanne, finora anonime e riferite dai media,  di importanti membri del partito Tory che iniziano a pensare che Johnson stia diventando una zavorra mortale. Per la prima volta si parla di possibili successori come la Foreign Secretary Liz Truss o il Cancelliere (ministro del Tesoro) Rishi Sunak.

In piena crisi Johnson è peraltro costretto ora a chiedere al Parlamento di passare misure più restrittive di distanziamento sociale a causa dell’affermarsi della variante Omicron che sta espandendosi a macchia d’olio. Johnson, che finora ha sempre cercato di passare l’immagine del liberale fino allo sbraco, come denotano i party natalizi, si trova, contro il proprio istinto, costretto a costringere la popolazione a nuove restrizioni, su forte raccomandazione delle autorità mediche e scientifiche. Questa volta però la sua credibilità è al minimo e  la destra del partito, quella che lo ha sostenuto nella Brexit e che ora chiede di tenere tutto aperto per mandare avanti l’economia, minaccia una ribellione che potrebbe per la prima volta mandare sotto il Governo in un voto che può essere visto come una censura personale per Johnson.