Il momento per porre la domanda, lo riconosco, è un poco ingeneroso, perché cade in una giornata gioiosa (e soleggiata) per il premier britannico, che ieri ha celebrato il suo terzo matrimonio, questa volta con la compagna Carrie Symonds, con cui conviveva al numero 10 di Downing Street. Una cerimonia nella cattedrale cattolica di Westminster alla presenza di pochi intimi e fino all’ultimo tenuta segreta, anche se forse si poteva annusare da qualche tempo aria di festa, data la ri-decorazione da 90.000 sterline (105mila euro), oggetto di pretestuose polemiche fatte dai media, dell’adiacente appartamento al n 11, dove Boris viveva more uxorio con Carrie e il biondo-riccioluto Wilfred, nato un anno fa dalla loro unione.
Purtroppo però la domanda si rende inevitabile, dato che lo scorso mercoledì Domenic Cummings, ex-capo di gabinetto di Boris Johnson e stratega della vincente narrativa della Brexit al referendum del 2016 e poi ancora alle trionfali elezioni del 2019, in una storica testimonianza fiume al Parlamento ha rovesciato secchi di letame sul proprio ex-capo e il suo Governo, bollando tutti (con la parziale eccezione del Cancelliere Rishi Sunak) di incompetenza crassa. Cummings è noto per avere un ego smisurato, secondo solo a quello di Boris, di essere sprezzante al punto di essersi attratto l’odio di numerosi collaboratori al Governo, oltre che parlamentari conservatori che si sentivano regolarmente scavalcati o ignorati. Da uno così ci si poteva in effetti aspettare una vendetta, dopo che a metà dello scorso novembre si era visto costretto ad abbandonare la stanza dei bottoni, spinto da una congiura interna in cui Carrie ci avrebbe messo più che uno zampino.
Cummings ha accusato Johnson di avere causato migliaia di morti inutili, rinviando colpevolmente il lockdown tardo-autunnale a causa di un misto di esitazioni, leggerezze e povertà di giudizio che egli ha circostanziato nei dettagli. Un anatema esteso al ministro della Sanità, Matt Hancock, che secondo Cummings sarebbe stato da cacciare a più riprese, avendo mentito 15-20 volte sulla realtà della situazione al Governo e al Parlamento. Cummings ha elencato un rosario di errori e incompetenze da fare accapponare la pelle. Molte di queste erano note e già oggetto di discussione sui media da tempo come l’idea iniziale del marzo del 2020 di abbandonare il Paese al proprio destino puntando sull’immunità di gregge senza contare però che gli ospedali si sarebbero riempiti all’inverosimile bloccando il trattamento di altre malattie, provocando un’ecatombe e creando le condizioni di una rivolta sociale.
Il fatto che l’uomo più potente al centro della macchina governativa lo abbia confermato, rovesciando critiche e sequele su tutti i responsabili dell’azione di Governo, deve fare pensare. É infatti facile liquidare la vicenda come la vendetta e lo sfogo di una persona rancorosa. Quando uno dei principali responsabili del Governo Johnson dichiara che in pratica è composto da una massa di incompetenti che vive alla giornata, inevitabilmente coinvolgendo se stesso, personalmente mi fa venire la pelle d’oca. Comunque sia, si rivelano antri inquietanti e risvolti grotteschi che mettono inevitabilmente a disagio e fanno perdere fiducia in un’istituzione che è l’architrave del funzionamento di un Paese, malgrado tutto, considerato uno dei più avanzati del mondo. Perfino nel nostro rissoso Paese, dove gli insulti e le polemiche si sprecano, ancor oggi sarebbe impensabile che un collaboratore chiave del Governo, un architetto delle sue strategie, vada in Parlamento davanti a una commissione per criticarlo ferocemente mentre questo è ancora in carica.Questo aspetto, che trovo inquietante, non è è stato colto dall’opinione pubblica con maggiore rilievo.
La testimonianza di Cummings non pare infatti avere spinto la gente a porsi domande essenziali sull’operato del Governo e su come correggerlo nell’interesse generale. Credo che dai prossimi sondaggi la popolarità di Johnson uscirà a malapena scalfita. La gente ha colto infatti l’aspetto più umano e scenografico del luciferino Cumming, infido e velenoso, che ha sputato sul piatto in cui ha mangiato, tradendo il proprio “padrone”. Inoltre, con buona ragione, la gente è soddisfatta che il Regno Unito abbia fatto molto meglio di altri Paesi con la campagna vaccini e guarda avanti impaziente di vedere la fine del tunnel. Guardare indietro ora per giudicare come si sarebbe potuto fare meglio non rientra nello stato d’animo generale, anche se “migliaia di morti” in più non sono cosa da poco.
Sicuramente il comportamento di Cummings è deprecabile, ma la spiegazione più verosimile che riesco a darmi è che la gente valuti ormai la politica così scarsamente da dare tutto per scontato e osservare solo i risvolti umani e scenografici. E’ una lezione per chi interpreta la vicenda da un punto di vista della comunicazione, ma un terribile campanello d’allarme per il futuro, perché sia nel Regno Unito sia in Italia ci sono stati buoni Governi e fior di politici competenti in un campo che necessita grandi qualità umane ma anche professionali. La politica è infatti una professione, specie laddove bisogna amministrare un Paese, oltre che raccogliere consensi. Sarebbe infatti un grave errore pensare che Winston Churchill o il cavallo di Caligola al Governo non facciano alcuna differenza. Ciò rischia solo di portare a un cinismo qualunquista, semplificatorio e rancoroso di cui in Italia il Movimento 5 Stelle è stato un pericoloso esempio, al punto da spingere Luigi di Maio, uno dei suoi protagonisti, a cambiare rotta pubblicamente per chiedere pochi giorni fa scusa degli eccessi di giustizialismo.