Dopo la parodia, peraltro mal riuscita, di Winston Churchill, Boris Johnson si appresta ora a recitarne una seconda, pescando nel suo armamentario di consumato commediante. Il personaggio è nientemeno che Franklin Delano Roosevelt, il presidente statunitense che salvò l’America dalla Grande Depressione con un mastodontico programma di opere pubbliche ispirate dalla teoria della domanda del famoso economista John Maynard Keynes.
Sui dettagli della manovra annunciata oggi torneremo nel prossimo blog. Peraltro, dei dettagli, a Johnson non è mai importato molto, dal momento che sono noiosi ed è molto più facile e affascinante concentrarsi sui grandi scenari. Anche perché, in questi tempi drammatici in cui il Regno Unito sta mostrando enormi vulnerabilità rispetto al resto d’Europa, da un punto di vista della comunicazione è importante continuare ad alzare la posta e fare sognare la gente, dipingendo scenari rosei proiettati in un mitico futuro dato che il presente è nero.
Cosi, dopo avere ammirato la Thatcher, nota per il suo darwinismo sociale e odio verso la cosa pubblica, dopo avere scimmiottato Churchill, per aver tenuto assieme e galvanizzato la nazione nel momento di estremo pericolo (Churchill era però un conservatore “one nation”, ossia non di destra sul fronte economico, dato che aveva bisogno di un consenso generale nello sforzo bellico) ora Johnson salta il fosso uscendo dal campo della destra classica, a cui è sempre appartenuto, per abbracciare una visione socialdemocratica, basata sulla leva della spesa pubblica per il rilancio dell’economia.
Trovandoci nel campo della megalomania, questo nuovo grande scenario che prevede faraoniche opere pubbliche, si adatta pienamente al personaggio del premier britannico. Quando si stampa moneta e si gettano soldi in giro con abbondanza è peraltro difficile essere impopolari. Chi potrebbe infatti contestare la necessità di nuove infrastrutture, di un’economia più verde e sostenibile, di una sanità migliore e strutture scolastiche di prima qualità?
Uscito con le ossa rotte dal primo round “churchilliano” della lotta all’emergenza al Coronavirus con il peggiore tasso di mortalità d’Europa e il terzo del mondo malgrado un mese di vantaggio sul Vecchio Continente e con il peggiore impatto economico d’Europa dopo una contrazione del pil del 20,4% in aprile, Boris-Roosevelt raddoppia ora la posta, puntando tutto sul futuro. Il presente, che ha contribuito in buona misura a deteriorare, è infatti a tinte fosche. Il tempo pare quello giusto per cercare di fare dimenticare agli inglesi in un momento in cui finalmente la lista di eventi funerei si sta assottigliando con il calo dei contagi e delle vittime. Politicamente, peraltro, la mossa è abile e toglie in anticipo argomenti ai laburisti del rivale Keir Starmer, dato che la spesa pubblica è da sempre un argomento di sinistra.
D’altronde, in un periodo di emergenza come questo, in cui tutti i Governi del mondo hanno fortemente allentato i cordoni della Borsa per salvare l’economia, parlare di destra e sinistra è un lusso. Le sfumature perdono contorni, l’emotività e la paura dilagano nella gente e l’attenzione degli elettori si concentra su chi è al timone della nave in questo mare tempestoso. Se le cose andranno bene sarà il trionfo, se andranno male, sarà la rovina per chi è al comando. Dopo qualche decina di migliaia di morti in più del “dovuto” leader populisti come Trump negli USA, Bolsonaro in Brasile e Johnson in UK i consensi hanno iniziato a franare pesantemente. Mentre i primi due, dal carattere irascibile, mostrano crescenti segnali di irritazione e rabbia, Johnson, che ha sempre irradiato simpatia e positività, tenta nuovamente di giocare la carta dell’amico del popolo positivo e sorridente, alla faccia dei disfattisti e uccelli del malaugurio.
Quanto durerà la formula istrionica di Johnson? Sempre più i critici pongono l’accento sulla sua incompetenza e faciloneria, destinate a mostrare sempre più la corda. Ma viviamo in tempi d’emergenza, in cui le sfumature non sono percepite e gli annunci e la retorica hanno forte effetto. Anche se, mai come ora, specialmente per sconfiggere il virus, è importante la competenza, basata sulla scienza e l’attenzione al dettaglio. Come pure per un serio piano economico di rilancio. Due doti che abbondano nella cancelliera tedesca Angela Merkel, non a caso in forte ascesa di consensi e incarnazione dell’atteggiamento opposto dei populisti. Non a caso l’espressione “il diavolo sta nei dettagli” è un vecchio detto di origine tedesca: der liebe Gott steckt im detail ossia il buon Dio si annida nei dettagli. Dio o diavolo che sia, si tratta comunque di un pezzo da novanta che rende la massima enfasi all’importanza del dettaglio. Un aspetto che pare sfuggire a chi veramente vuole pensare in grande. Forse pero’ tale aspetto può trovare solo le orecchie attente di una dottoressa in fisica come la Merkel che sa come l’infinitamente grande possa dipendere dall’infinitamente piccolo…