Doveva essere un budget di spese mastodontiche per far fronte ai costi della Brexit e dare il senso di una nuova direzione del Paese. Lo è stato, almeno all’apparenza. E lo è stato più di quanto previsto alla vigilia, data l’emergenza del Coronavirus che sta montando con prepotenza negli ultimi giorni. Un’operazione Babbo-Natale, con investimenti a pioggia in tutte le direzioni per fare contenti tutti e allo stesso tempo rassicurare i ceti più deboli che il Governo proteggerà la popolazione costi quel che costi dall’emergenza sanitaria-economica. Anche perché si trova a dover tappare rapidamente la falla di anni di disivestimenti perpetrati dai precedenti governi conservatori di David Cameron e Theresa May.
Il giovane neo Cancelliere dello Scacchiere, il trentanovenne Rishi Sunak, ha assolto a pieni voti il compito a cui è stato chiamato dal Governo Johnson, gettando alle spalle definitivamente decenni di rigore nei conti e annunciando un pacchetto di spese addizionali da 30 miliardi di sterline (33 miliardi di euro) di cui 12 miliardi strettamente di pertinenza dell’emergenza epidemica, divisi in 6 miliardi per il sistema sanitario (materiali e assunzioni di personale, oltre alla costruzione di nuovi ospedali) e 5 miliardi per il business e i cittadini privati che verranno sostenuti e risarciti dai danni dell’emergenza in atto. Il fatto che sia giunto il tempo di dare più fiato all’economia britannica è incontestabile, tanto è vero che ieri la Banca d’Inghilterra ha deciso di accompagnare la manovra annunciando un taglio di ben mezzo punto da 0,75% a 0,25% ai tassi base, nel tentativo di ridare sangue all’attività economica.
Sul fondo, è stato confermato un piano faraonico di investimenti in infrastrutture che Sunak ha definito il più ambizioso dagli anni ’50 e che comprende nel prossimo quinquennio lo stanziamento di 600 miliardi di sterline da investire in infrastrutture, principalmente strade, ferrovie e banda larga per connettere meglio il Paese e liberare il fantomatico potenziale del Nord. Oltre ad aiuti straordinari per le recenti inondazioni e ammiccanti bonus per Scozia, Galles e Nord Irlanda per tenere a bada eventuali pulsioni secessioniste.
Il giovane Sunak ha anche strizzato l’occhiolino all’ambiente, riducendo fortemente gli sgravi al carburante diesel, annunciando sostegni all’energia elettrica. Oltre ad annunciare, da bravo giovane che pareva paracadutato da un altro pianeta e fosse alieno dal peccato originale dei tagli alle spese dei predecessori Tory, forti investimenti nel settore scientifico e nell’innovazione, con un miliardo di investimenti nella fusione nucleare, aerospazio e propulsione elettrica. Dato che nel prossimo quinquennio, malgrado la galoppata di spese Sunak, prevede di ridurre il rapporto Debito/Pil dall’attuale 79% al 75%, poiché non ha annunciato nessun importante aumento di tasse, sorge spontanea la domanda su come farà quadrare i conti. La risposta è nell’emissione di nuovo debito: 15 miliardi di sterline di fabbisogno addizionale per l’anno in corso e circa 100 miliardi da qui al 2023-24, ultimo dell’orizzonte fiscale della presente legislatura. Una spiegazione per cui Sunak riuscirà a restare con i conti relativamente in ordine, sta nel cuscinetto che il predecessore Philip Hammond aveva preparato per la Brexit in virtù di un decennio di tagli brutali alle spese. Non è detto però che la crisi economica globale che si va delineando, unita alla Brexit e alla pandemia in atto non finiscano per sballare i conti già nel medio termine.
L’uscente leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, ha reagito al nuovo budget notando che il Governo Johnson non ha fatto che tamponare quanto aveva disfatto per gli ultimi 10 anni, recuperando la spesa perduta. E ha aggiunto che, per fare le cose veramente bene, molte più spese dovrebbero essere all’orizzonte, specie sull’ambiente, che a suo avviso il Governo Johnson non ha affrontato ancora seriamente. Ma Corbyn, alla fine dei conti, non ha che da rimproverare se stesso per permettere ai Tory di avere fatto e disfatto il Paese a loro piacimento, facendo ora impunemente l’opposto di quanto avevano fatto prima. Ora la nuova versione di un “Governo del popolo” attento ed empatico con alle istanze delle classi operaie è il nuovo travestimento… L’illusionismo è una componente essenziale della comunicazione politica e in questo, Boris Johnson si sta dimostrando sempre più un maestro.