Quando il populismo della Brexit travolge il ben dell’intelletto

Nessuno avrebbe mai immaginato che la campagna elettorale sul Brexit sarebbe diventata così incandescente da farci scappare il morto. Purtroppo, i toni erano diventati tali da accendere gli animi al punto da far saltare l’anello debole della catena e spingere all’assassinio di una parlamentare, Jo Cox, un uomo mentalmente disturbato che si è autoproclamato difensore della nazione. Il Paese è rimasto shoccato e per 48 ore è entrato in uno stato emozionale profondo, con tributi, celebrazioni e tante lacrime, da parte dei colleghi parlamentari e della gente comune.

Col senno di poi non c’era da sorprendersi. Questa è stata la campagna elettorale più emotiva a cui io mai abbia assistito in un quarto di secolo di permanenza a Londra e in 50 anni da testimone della vita pubblica in giro per il mondo. Non esagero, perché dietro alla aridità dei numeri che ogni giorno ci sono stati ammanniti , si è consumato uno psicodramma ad altissimo tasso di irrazionalità. Ricordate coloro che accusavano Silvio Berlusconi di travisare le statistiche e attaccare le istituzioni per parlare direttamente alla pancia della gente? Io lo ricordo e ricordo le critiche a proposito che venivano dai giornali inglesi, portatori di un distaccato razionalismo illuminista. Ricordate quando Berlusconi parlava di un complotto della UE ai suoi danni? Bene, tutto ciò è acqua di rose rispetto alle affermazioni dei favorevoli al divorzio dalla UE.

Quando l’Ocse, l’Fmi, la Banca Mondiale, la Nato, il presidente Usa, si uniscono al coro del Tesoro britannico, della Banca d’Inghilterra, della stragrande maggioranza delle grandi imprese e degli economisti (tra cui 10 premi Nobel), alla massima parte di accademici e scienziati uscendo allo scoperto per mettere in guardia gli inglesi dalle gravi conseguenze economiche della Brexit, una persona ragionevole dovrebbe porsi delle domande. Gli anti europei, tra cui si contano metà dei parlamentari tory e numerosi deputati laburisti, gente istruita che ha letto e passato la vita tra le istituzioni, hanno invece fatto spallucce, facendo chiaramente intendere che siamo di fronte a un complotto internazionale che vuole tenere gli inglesi schiavi della UE. La Banca d’Inghilterra, in particolare, è stata fortemente criticata e ridicolizzata e messa nel calderone dei cosiddetti “esperti” che non hanno previsto la crisi e non capiscono nulla di economia. Le grandi imprese avrebbero tutte un’agenda diversa da quelle piccole, poco importa se queste ultime siano in gran parte sub-fornitrici delle prime. Poco importa che i valori fondanti dell’Europa siano stati ispirati proprio da Westminster, poco importa che la politica economica della UE sia stata ispirata da 3o anni di pensiero conservatore. Poco importa che la UE sia una libera associazione, costruita su trattati votati dai Parlamenti nazionali: dai pro Brexit viene regolarmente dipinta come un monolito di burocrati piovuti dal cielo che trama contro la libertà degli inglesi. Boris Johnson, laurea a Oxford, ex sindaco di Londra e uno dei leader dei pro-brexit ha raccolto ieri un’ovazione dal pubblico all’arena di Wembley quando ha detto che il voto di domani andrà alla storia come “giorno dell’indipendenza” della Gran Bretagna. Come se gli inglesi fossero sotto il giogo di un’occupazione militare.

L’irrazionalità ha regnato. Dopo una campagna così, con che faccia i pro-brexit, se andassero al potere, potranno mai chiedere al pubblico di avere nuovamente fiducia nella loro Banca Centrale o nelle valutazioni degli esperti? Questa storia degli “esperti” che hanno avuto come grande accusatore Michael Gove, ministro della Gustizia del Governo Cameron e uno dei leader della Brexit, fa sorridere. L’ultima di Gove, laureato a Oxford, è di avere paragonato gli esperti ai nazisti, che negli anni ’30 denunciarono le teorie di Einstein come errate. Poco dopo averla sparata grossa Gove si è scusato, ma nel frattempo ha lasciato il segno nella memoria della gente. Che ormai si sentirà libera di sparare sugli esperti di ogni genere.

Insomma, nel Paese culla dell’Illuminismo, della razionalità, dell’analisi rigorosa, della ricerca della realtà fattuale, della flemmatica e distaccata osservazione alla Sherlock Holmes, l’intelletto è stato gettato alle ortiche. La pancia ha preso il sopravvento sulla testa, al punto da dissacrare istituzioni fino a mettere in dubbio la stessa utilità della scienza economica. Critiche distruttive del genere vengono di solito da demagoghi che parlano al popolino. Che a solleticare la pancia della gente con argomenti così emotivi siano stati dei politici che fino a un mese fa si presentavano come la crema del parlamentarismo mondiale fa riflettere su quanto questo Paese sia cambiato. Le passioni nella politica britannica ci sono sempre state, ma mai si sono espresse a un livello così basso. Mai da europeo ho potuto assistere a tanto anti-europeismo. Al punto che la bestia nera dell’immigrazione inglese non è ora più costituita dagli extracomunitari ma dai cittadini UE. Bel risultato