Londra sta giocando tutte le carte migliori per diventare un polo sanitario mondiale, sfidando altri centri di eccellenza come Zurigo, Ginevra e New York. Lo afferma il Financial Times, in un interessante articolo che rende conto di una serie di investimenti ospedalieri in arrivo da diversi Paesi, dagli Usa ad Abu Dhabi.
Per chiunque abbia avuto a che fare con il sistema sanitario britannico per casi di ordinaria amministrazione come è capitato al sottoscritto, ciò pare uno scherzo. Se avete problemi ortopedici, necessità di radiografie o operazioni minori l’impatto col sistema sanitario nazionale (NHS) è l’equivalente di quello che si poteva avere in Italia con le strutture sanitarie militari di leva di una volta, con l’assistenza ridotta all’osso e nessuna cultura di medicina preventiva (una colonscopia la si fa solo quando si ha sangue nelle feci, ossia quando in gran parte dei casi è ormai tardi). A cui vanno aggiunte lunghe liste d’attesa per operazioni ordinarie. I medici di base hanno spesso strumenti rudimentali per le visite ed è raro subire una visita accurata. Il totem dell’intoccabilità del servizio gratuito per tutti, che implica spese per oltre 100 miliardi di sterline l’anno (circa 140 miliardi di euro), si è tradotto per certi versi in una struttura elefantiaca piena di inefficienze e sprechi.
E’ però anche vero che la Gran Bretagna è all’avanguardia nella ricerca medica, che ha strutture chirurgiche di eccellenza, grandi gruppi farmaceutici e delle biotecnologie con basi a Oxford, Cambridge e nella capitale e centri pionieristici di cure sperimentali sul cancro e la genetica in generale. Le operazioni serie vengono fatte con tutti i crismi anche nelle strutture pubbliche da medici eccellenti, anche se non sempre in modo tempestivo. Come ottimizzare dunque queste punte di diamante per trasformarle in servizi di alto livello? Semplice, dato che nella capitale girano tanti soldi, finora in gran parte spesi in immobili e auto di lusso, l’idea di fare pagare per una migliore assistenza sanitaria è come l’uovo di Colombo.
Per tale motivo, rileva l’FT, la Cleveland Clinic, una catena sanitaria americana di alto livello alle cui cure in campo oncologico si sarebbe affidato ai tempi Silvio Berlusconi, sta per approdare nella capitale. La VPS Healthcare, targata Abu Dhabi, aprirà una clinica specializzata nel cancro con 150 posti letto nel quartiere di Chiswick. Circle Holdings, società UK quotata sul circuito Aim, unirà le forze con Advanced Oncotherapy per aprire una clinica di cura con irradiazione ai protoni nell’elegante Harley Street, la via dei medici di alto bordo. Last but not least, Hospital Corporation of America, che possiede le cliniche di lusso Portland, Wellington e Princess Grace, aprirà una clinica con un centinaio di locali dentro lo Shard, il grattacielo a piramide appuntita progettato da Renzo Piano. Altre cliniche ortopediche stanno fiorendo come fossero centri di fitness.
L’aspetto più interessante è che trattandosi della cosmopolita Londra, il business della salute d’avanguardia diventerà sempre più internazionale, come lo è diventato il mercato immobiliare, per cui servirà, come già capita oggi i benestanti dei Paesi del Medio Oriente e oligarchi di ogni Paese del mondo che si vedono già pascolare per i corridoi delle grandi cliniche Londinesi. Certo che la Sanità per tutti, pilastro del Welfare State creato dai laburisti nel dopoguerra, si sta sempre più vuotando di contenuti e con essi del fondamento morale dell’uguaglianza di tutti di fronte alla salute.