Trovare lavoro in Gran Bretagna, particolarmente a Londra, è facile. Questo spiega l’invasione di stranieri e in particolare italiani nella capitale britannica. Il fatto è che l’alto tasso di occupazione ha un costo, rilevato in uno studio dell’Università di Oxford ripreso recentemente dal Financial Times: l’economia britannica è infatti quella che, rispetto alle cugine europee, ha la mano d’opera meno qualificata. Peraltro è la storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: mentre da un lato il Governo Cameron declama di essere riuscito a dare lavoro a tutti i sindacati continuano a battere il tasto sul fatto che i posti di lavoro sono sempre meno qualificati e mal pagati. Secondo lo studio tra il 1996 e il 2008 per ogni 10 posti di lavoro persi con qualificazione di medio livello c’è stata una sostituzione con 4,5 posti a bassa qualificazione e 5,5 ad alta qualificazione. Il paragone con Germania e Francia (che hanno un tasso di disoccupazione più alto è di 7 ad alta e 3 a bassa qualificazione. Solo il Portogallo ha fatto peggio del Regno Unito con nessuna crescita nei posti di lavoro ad alta qualificazione. Lo studio giunge a risultati interessanti ma è secondo alcuni discutibile dato che non definirebbe bene la distinzione tra alta e bassa qualificazione. Secondo la Commission for Employment and Skills un ente para governativo, dal 2006 il Regno Unito avrebbe peraltro prodotto posti di lavoro più qualificati del resto d’Europa. Il tema è dunque stimolante ma passibile di miglioramento. E’ comunque un fatto che da alcuni anni siamo di fronte a causa del dilagare di internet e la de-industrializzazione del Regno Unito a una polarizzazione del lavoro con una proletarizzazione delle classi medie. E’ anche un fatto che in fondo alla scala del mondo del lavoro i salari reali sono calati anche a causa dell’arrivo di stranieri pronti ad accettare un posto a qualsiasi condizione. Londra è high tech e alta finanza ma anche tanto, tantissimo una capitale di servizi con lavori malissimo pagati.
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