Ci sono volute tre generazioni e un mondiale di calcio con un finale speciale, che ha messo tutti d’accordo sulla bravura della nazionale tedesca. Una vittoria che ha peraltro dato al mondo intero una nuova immagine dei giovani tedeschi, rilassati e fiduciosi in se stessi senza più le colpe dei nonni e neppure i sensi di colpa dei loro genitori. E’ un ‘impressione che abbiamo avuto un po’ tutti in questi giorni, che mi ha però particolarmente colpito qui in Gran Bretagna, dove, d’un tratto, giornali e televisioni hanno dedicato con inconsueta magnanimità ampi spazi a questa nuova Germania vincente, senza mostrare il veleno nella coda che hanno dispensato per anni. Gli inglesi hanno sempre avuto ammirazione per il genio meccanico dei tedeschi e la loro organizzazione. Al punto da accettare a malincuore con un sorriso sofferente e tirato l’acquisizione di Rolls Royce e Bentley rispettivamente da parte di Bmw e VW Audi, marchi storici che si erano sfidati su fronti contrapposti durante la guerra. Per molti versi i britannici condividono peraltro dei tedeschi i tratti di mentalità sassoni, pratici e diretti. Ma due grandi guerre sono state una ferita lunghissima da rimarginare, in particolare quella voluta dai nazisti, che hanno lasciato i vittoriosi inglesi economicamente in ginocchio per un ventennio dopo la fine della guerra. I tedeschi venivano ammirati su temi specifici ma altrimenti ignorati. L’esatto contrario di quanto ho notato da parte tedesca che della casa reale (gli Hannover Windsor di origine tedesca guarda caso) e dello spirito britannico hanno sempre subito il fascino. Se ancora una quindicina di anni fa foste andati a spasso per Londra con un cappotto Loden sareste stati guardati di traverso come simpatizzanti nazisti. Le battute sarcastiche contro lo spirito greve tedesco non si contavano, come pure diffuso era ed è ancora il martellamento delle celebrazioni militari contro la tirannide nazista, la cui ostilità è inculcata nelle scuole fin dalla giovane età.
Qualcuno, scherzando, rileva che gli inglesi sono ancora rimasti “tecnicamente” in guerra coi tedeschi. Durante gli anni del boom della finanza d’assalto, le critiche tedesche contro le “locuste” della City, avide ed egoiste, solo attente al tornaconto a breve termine rispetto alla pianificazione e al senso di solidarietà dei tedeschi, hanno alimentato vecchie ruggini e diverse filosofie di vita. Lo scrittore Elias Canetti parlava della differenza fondamentale tra tedeschi e inglesi descrivendo i primi come un popolo silvano, cacciatore e con le ansie e i miti di chi vive nelle foreste, rispetto ai navigatori inglesi, comunicatori, avventurieri e mercenari.
In questi giorni ho misurato quanto ormai in buona parte (eccetto giustamente l’odio contro il nazismo) questo arsenale di giudizi e pregiudizi stia evaporando. Gli inglesi sono peraltro pratici e, per quanto critici (anche a ragione) rispetto a certe distorsioni dell’economia tedesca, non hanno potuto che prendere atto dei successi dell’era Merkel, che ha preso una direzione ben diversa rispetto al modello economico britannico. E’ la stessa cancelliera che allo stadio Maracanà abbracciava l’altro ieri affettuosamente i figlioli della nuova Germania riunificata. Per una donna politica che si è imposta alla guida del proprio Paese provenendo dall’Est comunista è stata una soddisfazione enorme e il segno più distintivo di come i tempi siano cambiati. Gli inglesi ne hanno preso atto con rilassatezza e serenità. Finalmente il passato pare un poco più passato di prima