Per abitare il centro di Londra non basta più fare parte della classe medio-alta. Il rullo compressore degli ultra-ricchi avanza infatti inesorabile, spingendo i ricchi senza aggettivi verso la periferia e le campagne. La rivelazione viene dal Financial Times, secondo cui i salari alti non riescono più a stare al passo con l'aumento dei prezzi immobiliari dei quartieri più eleganti della città, obbligando quelli che una volta erano i benestanti a migrare verso le periferie. Utilizzando dati dell'agenzia immobiliare Savills, il FT nota che un reddito famigliare di 47.300 sterline annue al netto delle tasse (circa 60mila euro) ai prezzi equivalenti di oggi, nel 1995 permetteva di comprare casa in quartieri come Camden, nella parte più elegante, vicina a Regent's Park. Oggi gli stessi soldi possono comprare casa a Redbrige, nel Nord Est della città. Lo studio nota che salari famigliari netti di 45mila sterline (circa 60mila sterline lorde) rappresentano la fascia del 10% più alta dei redditi. E pure se spostassimo l'asticella a quota 58mila nette (70 mila euro) che rappresentano la cuspide del 5% dei redditi, la gente resterebbe ormai tagliata fuori da buona parte dei quartieri di Islington, Wandsworth e Richmond, per citare aree benestanti ma non certo ai livelli di Mayfair, Chelsea o Belgravia. L'ironia della sorte è che si sta creando un effetto-onda anche nelle campagne, dove alcune località come St Albans o Cambridge, prese di mira dai ricchi transfughi del centro iniziano ad avere a propria volta nelle zone centrali prezzi inabbordabili.
Gli ultra-ricchi sono peraltro in massima parte stranieri. Questi oggi contano per oltre un terzo degli acquisti delle zone più eleganti della capitale. E gli stranieri investono a Londra con intento speculativo, sapendo che (finora) i prezzi del centro della capitale hanno continuato a salire e si sono dimostrati il modo migliore di investire danaro. Dato che gli ultra-ricchi alieni se ne impipano di essere integrati nella vita della capitale - fuori dalle mangiate ai ristoranti di extralusso o qualche visita a musei e mostre – essi investono in immobili-trofei in varie parti del mondo, nei quali zampettano tutto l'anno come farfalle volubili. E così le le belle case del centro di Londra, magari ristrutturate da architetti di fama, restano vuote gran parte dell'anno, per cui capita di vedere di notte in molti quartieri chic della capitale interi stabili con le luci spente.
Poiché Londra sta diventando la Mecca della speculazione immobiliare, oltre allo sport sempre più praticato di scavare sottoterra nelle zone di lusso per aumentare il valore della casa, oggi stanno spuntando come funghi stabili moderni, se non mini-grattacieli, con appartamenti pre-venduti sulla carta. Il giornalista polemista Simon Jenkins, presidente tra l'altro del National Trust, l'ente che si occupa del patrimonio culturale e artistico del Paese, li ha bollati con la felice espressione di plutoflats, ossia plutoappartamenti , scatole vuote a uso dei plutocrati. Quando mettevo in guardia dal rischio che Londra diventasse come St Moritz o Montecarlo, non esageravo. Ovviamente non potrà accadere per tutta una città di 8,5 milioni di abitanti, ma sta accadendo ai circa 2 milioni che abitano in centro, il cui numero da alcuni anni ha iniziato a diminuire. Per chi non se ne fosse ancora accorto continuano a crescere i segnali di una bolla immobiliare che ha imbozzolato il centro della capitale. Chi vende lo fa per incassare cifre iperboliche e spostarsi in quartieri meno belli della città o in campagna, in case più grandi, o comprarsi una casa di vacanza in Europa. Chi compra specula e ha poco o nulla a cuore il tessuto sociale della città. Quando la bolla scoppierà a rimetterci saranno soprattutto i venditori, quelli che sono finiti fuori dal centro e si troveranno con una casa svalutata e per di più in periferia o in mezzo a campi melmosi della campagna inglese….