Per Londra una ripresa economica sana o a colpi di anfetamine?

Allora, ricapitoliamo: secondo il think tank Cebr nel 2030 l'economia britannica dovrebbe essere cresciuta talmente tanto da diventare la maggiore d'Europa, superando addirittura quella tedesca.  Secondo uno studio di Citigroup, d'altronde, la sterlina si rafforzerà nel 2014 poiché l'economia britannica, in netta ripresa, attirerà più  investimenti stranieri di altri Paesi europei. L'impressione che si trae da questi studi è che ormai la ripresa si sta consolidando fortemente e Londra si metterebbe a fare da lepre, correndo nel drappello di testa delle economie europee. Per il prossimo anno le proiezioni parlano mediamente di una crescita del Pil del 2%.

Peccato però che da altre parti giungano segnali preoccupanti, che personalmente mi sento di cogliere con maggiore attenzione anche perché, guardandomi in giro, mi paiono più coerenti col buon senso. Personalmente, non riesco a capire come una delle economie con uno dei più alti debiti privati d'Occidente, che non ha finora trovato un modello alternativo di crescita alla finanza rilanciando l'industria o l'alta tecnologia, si metta tutto d'un tratto a fiorire e addirittura innestare un passo tale da permetterle di battere la Germania in una maratona di 15 anni. Guardo altri segnali. E questi vanno tutti verso la stessa direzione: siamo di fronte a una ripresa drogata, agli estrogeni, anfetaminica, sostenuta da una bolla immobiliare che sta alimentando una nuova ondata di debito che a propria volta sostiene una domanda drogata. L'OBR (Office of Budgetary Responsability) l'ente indipendente addetto alla valutazione  dell'economia nazionale, mette in guardia da una forte crescita del debito privato, che potrebbe arrivare al rapporto del 160% dei redditi famigliari nel 2018. La bolla immobiliare, sostenuta da schemi di prestiti garantiti dal Governo come il "help to buy" che permette di comprare la prima casa con un deposito del solo 5% del valore complessivo dell'immobile, non aiutano certo a migliorare le cose. I prezzi delle case sono saliti quest'anno mediamente a livello nazionale del 6,5%. I prezzi delle case salgono e la gente nell'illusione di essere più ricca contrae nuovi debiti usando il mattone in garanzia. Peccato che la spesa per investimenti nel Paese resta a un livello del 24% inferiore a quello raggunto nel 2007.  Tony Dolphin, economista del think tank PPR rileva che siamo di fronte a un massiccio debito delle famiglie, simile a quello raggiunto nel 2008, poco prima dello scoppio della bolla. Secondo Dolphin, un Paese che per 30 anni di fila, compreso quello che sta terminando, si è trovato con una bilancia dei conti correnti in rosso, con i consumi molto al di sopra del livello delle entrate da esportazioni < è un Paese che vive semplicemente al di sopra dei propri mezzi >. In altre parole: ancora una volta questa ripresa è finanziata dai prestiti bancari, che rischiano di andare fuori controllo perché non ripagati. Guardando al livello micro, secondo uno studio della Resolution Foundation il debito delle famiglie è a livelli di guardia: le spese  natalizie di 13 milioni di nuclei famigliari sono state finanziate dal debito. Di costoro 2,5 milioni non saranno ancora riusciti a ripagare il debito natalizio a giugno. 

La ripresa, quale che siano le fondamenta è inoltre un'arma a doppio taglio, dal momento che mette i tassi in tensione. Questi sono destinati a salire e con essi gli interessi sui mutui. Ed è un fatto, secondo l'OBR, che l'aumento del debito delle famiglie è destinato a crescere più rapidamente dei redditi. Secondo alcuni studi lo spartiacque oltre il quale si entra in zona pericolo è un livello del 3% del costo del danaro nel 2018 rispetto allo 0,5% attuale. Attualmente circa 600mila famiglie spendono 50% dei propri redditi per ripagare gli interessi. Se ora di allora si arrivasse al 3%, ben 1,5 milioni di famiglie si troverebbe sotto una pressione finanziaria intollerabile, afferma la Resolution Foundation. Un livello che salirebbe oltre 2 milioni con tassi al 4%. In altre parole, la ripresa, dopo uno scatto iniziale, si strangolerebbe con le proprie mani, innestando un aumento dei tassi che metterebbe sul lastrico un sacco di inglesi. Visto così, non mi pare un modello economico molto sostenibile, tanto meno capace di balzi avanti o sorpassi sui tedeschi…..

  • Massimo |

    Sono anni che l’Inghilterra vive una fantasia post-industriale, dove la gente pensa che si possa diventare ricchi “out of thin air”. (si veda l’ottimo libro “Fantasy Island” del 2007).
    Nonostante i ripetuti cicli “boom and bust”, spesso ripagati dalle finanze pubblche, il vizietto britannico non accenna a diminuire.
    Questa “bolla mentale”, oltre che finanziaria, si basa sul falso assunto che l’economia finanziaria e di servizi possa sostituire l’economia reale: agricoltura, industria, artigianato.
    Quando la finanza diventa fine e non mezzo della propulsione economica di un paese, il risveglio sarà brusco e doloroso.
    Nonostante le previsioni rosee, la Gran Bretagna potrebbe diventare nei prossimi anni la mina vagante d’Europa (sempre che sia mai stata veramente parte dell’Europa)

  • Fabio3171 |

    Io sono più pessimista: nel 2030, con ogni probabilità, non ci sarà nessuna economia europea tra le prime 10 mondiali.

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