Mai come negli ultimi mesi i rapporti dei britannici con l'Europa sono stati più tormentati. Il colpo d'acceleratore all'integrazione europea invocato da più parti sul Continente come antidoto alla crisi dell'euro non poteva non ripercuotersi sugli equilibri al di là della Manica. Da tempo ormai, già sotto Blair, Londra ha messo in chiaro di non essere disposta ad accettare ulteriore integrazione con la Ue. Il nuovo scenario di crescente integrazione sul Continente la sta dunque inevitabilmente spingendo a ridefinire i rapporti con i cugini europei. Da alcuni mesi si parla di un referendum da sottoporre agli inglesi. Il Governo Cameron, che ha già messo in chiaro che i rapporti con il Continente dovranno essere ripensati, si trova però ora a fare i conti con la destra eurofoba del partito che alza la posta e chiede a chiare lettere un referendum radicale che ponga agli inglesi la semplice questione: restare o lasciare la Ue. Cameron è cosciente che la Ue ha dato molti vantaggi alla Gran Bretagna, in particolare con il mercato unico. Ma il malcontento tra gli inglesi su ulteriori spese di bilancio europee, una crescente ostilità all'immigrazione, l'obbrobrio per l'euro, ormai condiviso dalla stragrande maggioranza della popolazione, il terrore di un attacco all'industria finanziaria della City da parte di una onnipotente BCE che tutto controllerebbe, non gli sta rendendo il compito facile. Cameron vorrebbe insomma una Gran Bretagna ancor più distaccata, semi-detached, per dirla all'inglese, ma non alla deriva nell'Oceano Atlantico. Anche perché gli Stati Uniti non verrebbero in suo soccorso. Come far quadrare il cerchio? La pancia degli inglesi protesta sempre più. Ma questo malumore non è eccessivo? E' veramente la Ue la causa di ogni male della Gran Bretagna o, come sta emergendo, il Paese ha un sacco di problemi fabbricati in casa e che nulla hanno a che vedere con la minaccia dell'euro o l'eurosclerosi? E' colpa degli europei se l'economia sta andando altrettanto male di quella dei famigerati Pigs, con il rischio di una terza recessione in vista? E il sistema educativo primario e secondario che malgrado continue riforme continua a fare acqua? O l'eccesso di debito privato che pesa come un macigno sulle famiglie inglesi? O il welfare State sprecone e fuori controllo? Viene in mente la famosa battuta italiana "piove, Governo ladro". Pare che trasposta all'Europa possa funzionare per la psicologia inglese. Ma una critica intelligente e articolata alla Ue che Londra ha avanzato in modo costruttivo in questi anni non deve cedere il terreno a un'ottusa ossessione. Non aiuterebbe per primi gli inglesi a capire come mai sono in crisi anche loro come tutti gli altri…
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