Tanto di cappello al Cancelliere George Osborne per avere tirato fuori dal cappello Mark Carney come futuro Governatore della Banca d'Inghilterra. Nessuno, o meglio, pochissimi se lo aspettavano. Gli inglesi hanno il senso della sopravvivenza e, come hanno dimostrato mettendo allenatori stranieri alla guida della nazionale di calcio, ora hanno spinto il gioco all'estremo, nominando uno straniero alla guida della loro Banca centrale. Non era mai successo negli oltre 3 secoli di vita del Tempio della moneta britannica. Canadese, con un passato alla Goldman Sachs, Carney, contrariamente all'uscente Mervyn King, che è un'economista, ha esperienza di prima mano dei mercati. Come presidente del Financial Stability Board se ne intende di regolamentazione a livello internazionale. Infine, come Governatore della Banca del Canada, ruolo che ricopre dal 2007, ha dato prova di indipendenza e integrità e può vantare di avere attraversato la crisi finanziaria senza nazionalizzare una banca e con un sistema finanziario fondamentalmente sano. In un Paese scettico e un po' cinico come la Gran Bretagna non si era mai visto tanto unanime plauso attorno al nome di una persona. Carney è stato infatti accolto come un salvatore della patria. Un uomo del destino, che potrà giocare un ruolo importantissimo nella riforma del sistema finanziario britannico. Sulla regolamentazione Carney ha infatti le idee chiarissime, è favorevole a separare le funzioni commerciali delle banche da quelle d'investimento, oltre a dotarle di una robusta capitalizzazione, ma resta flessibile e pragmatico. Apprezzato dai colleghi è stato definito addirittura da Osborne come "il miglior banchiere centrale della sua generazione". Ovviamente non ci si poteva aspettare una definizione mesta da chi ha fatto la scelta. Ma la bordata di applausi che lo ha accolto da ogni direzione illustra le aspettative dell'intero Paese.
Detto tutto questo Carney non è una divinità né è dotato di bacchetta magica. In Canada, come faceva notare il suo connazionale e giornalista Martin Baccardak in un arguto commento, Carney lascia dietro di sè una montagna di debito privato e una pericolosa bolla immobiliare. Inoltre, la salute delle banche canadesi affonda le radici anche nella buona politica del Governo federale e nella buona gestione dello stato dell'Ontario, dove quasi tutte hanno il quartier generale. La buona salute dell'economia canadese è inoltre legata alla ripresa di quella americana e alle misure di stimolo di Washington che sono piovute come manna anche oltreconfine. La Gran Bretagna d'altra parte è molto più malconcia del Paese cugino su cui regna Elisabetta: è infatti legata alla esangue economia europea, ha problemi strutturali di cui non si vede una soluzione a breve termine ed è afflitta a propria volta da una montagna di debito privato. L'abile Carney non potrà dunque fare miracoli. Ma la sua nomina ha certamente portato una ventata di ottimismo. Oltre a una ventata di freschezza nelle stanze chiuse della Banca d'Inghilterra, segnata recentemente da divisioni e divergenze ai vertici e afflitta da malumori per la gestione troppo gerarchica di King, che molti hanno deriso in questi giorni chiamandolo Sun King, ossia l'assolutista Re Sole. Insomma dalle lontane ex colonie d'Oltreatlantico pare stia arrivando la rivoluzione. Speriamo non sia un'illusione.