Distaccato di ormai dieci punti percentuali dai laburisti all'opposizione, dileggiato da molti compagni di partito e incalzato dal sindaco di Londra Boris Johnson, David Cameron ha deciso di mettere mano a un profondo rimpasto di Governo che ha calato la mannaia sui membri piú liberali dell'esecutivo, come il ministro dellaGiustizia Kenneth Clarke per favorire i rappresentanti della destra. E' il primo e unico rimpasto da due anni, da quando Cameron vinse le elezioni. Servirà a rilanciare le fortune del premier? Non credo tanto, anche perchè il suo fido braccio destro George Osborne, cancelliere dello Scacchiere piú impopolare che mai, resta saldo al proprio posto ad attrarre le critiche del pubblico. Le sue politiche ostinate di tagli alle spese che hanno sicuramente incoraggiato la doppia recessione in cui si trova la Gran Bretagna sono sempre piú impopolari.
Il Governo, a corto di idee forti e in perdita secca di popolarità, sta riverniciandosi ora goffamente di pseudo-thatcherismo. A farne le spese non è tanto la politica economica, che sul fondo resta assai di destra, ma tutte quelle idee liberali di cui Cameron si era ammantato per giungere al potere dando l'immagine di conservatore compassionevole. Al di là di una ulteriore liberalizzazione del mercato delle costruzioni, che ha da provare la propria portata, a farne le spese sono le credenziali ecologiste del premier britannico che ai primordi del mandato si era fatto riprendere in gita nell'Artico per mostrare il suo amore per l'ambiente. Ci sarà piú attenzione per il mondo del business che finora non ha trovato molta comprensione dal Governo. Oltre a un decrescente interesse per l'agenda sociale di cui Cameron si era fatto inizialmente campione. La destra è ora relativamente piú contenta. In momenti di difficoltà economiche come queste c'è poco spazio per la compassione ed è necessario rimboccarsi le maniche e generare benessere.
E ad alimentare le polemiche negli ultimi giorni è stata proprio l'ecologia, davanti alla possibilità che il Governo faccia marcia indietro sull'impegno di non costruire una terza pista d'atterraggio all'aeroporto di Heathrow. L'alternativa faraonica di un'aeroporto sull'estuario del Tamigi, caldeggiata dal sindaco Boris Johnson, comporterebbe tempi troppo lunghi per cui l'economia nazionale non può attendere. Ma davanti alla prospettiva della terza pista Johnson è insorto, mettendo Cameron all'angolo, provando la fragilità del Primo ministro. Ora a decidere in materia sarà una commissione ad hoc nel 2015, chiaramente solo dopo le prossime elezioni. Intanto è trapelato che Johnson ha avuto un incontro con il deputato conservatore ultraverde Zac Goldsmith in cui avrebbe discusso le dimissioni di quest'ultimo per protesta contro il premier e la possibilità che il sindaco prendesse il suo posto in un'elezione supplettiva per montare poi un attacco sistematico al premier. Johnson ha confermato l'incontro e l'argomento, ma ha detto che era solo un'ipotesi che ha rifiutato. Tempi duri, insomma, per Cameron, considerando che è anche emerso che un gruppo di complottardi un mese fa aveva chiesto a un deputato conservatore, tal Bob Stewart, di farsi avanti per sfidare il premier. Altra notizia confermata, ma nuovamentel'iniziativa non ha avuto seguito. Conclusione: è ormai di dominio pubblico che Cameron ha un bel po' di nemici nel partito. E in questi tempi duri, in politica basta un passo falso per cadere rovinosamente.